Politica scolastica

Bilancio 2018: il disegno di legge passa al Senato

Con 146 voti a favore e 93 contrari l’aula del Senato ha votato la fiducia al Governo e si sta apprestando ad approvare anche la legge di bilancio per il 2018.

LEGGE DI BILANCIO: NESSUNA MODIFICA RISPETTO AL TESTO INIZIALE

Come abbiamo già anticipato in più occasioni, nel corso del dibattito in Commissione e in aula, nel disegno di legge iniziale non sono state introdotte modifiche significative riguardanti la scuola.
Le risorse restano esattamente le stesse di quelle previste due mesi addietro.
La prossima settimana il disegno di legge dovrà andare alla Camera che potrebbe ancora apportare qualche piccola modifica; ma ormai l’impianto è chiaro così come è evidente che le richieste sindacali sono andate del tutto deluse.

CHE FARANNO I SINDACATI ?

A questo punto per i sindacati del comparto scuola si pone un problema di non poco conto: cosa faranno, firmeranno il contratto o lo respingeranno al mittente?
Entrambe le soluzioni presentano rischi di non poco conto.
Firmando un contratto con un aumento di 80-85 euro medi pro-capite, pari a 35 euro effettivi in busta paga, i sindacati si esporranno alle critiche feroci di gran parte del mondo della scuola, soprattutto se si considera che le stesse organizzazioni sindacali, nelle ultime settimane, hanno continuato a ripetere che gli 85 euro dell’accordo del 30 novembre 2016 rappresentano il punto di partenza e non certamente un punto di intesa definitivo.
D’altra parte non firmare il contratto potrebbe significare lasciare al Governo mano libera anche sugli aspetti normativi (andrebbe definitivamente in soffitta l’ipotesi di contrattualizzare il bonus premiale e di rimettere in discussione la chiamata diretta).
Peraltro è anche vero che esattamente un anno fa i sindacati avevano firmato una intesa sugli 85 euro di aumento medio e diventa difficile oggi sostenere che quell’accordo non ha molto valore.

PREVISIONI DIFFICILI

Resta il fatto che, almeno per ora (ma di fatto siamo già a fine settimana), l’Aran non ha ancora convocato le parti per l’avvio della trattativa che – a questo punto – si preannuncia quanto mai delicata.
E così anche la clamorosa iniziativa di Professione Insegnante (vogliamo 200 euro netti di aumento e se i sindacati firmeranno il contratto noi stracceremo le tessere) potrebbe diffondersi a macchia d’olio (attualmente la petizione ha raccolto circa 80mila firme).
In queste condizioni fare previsioni risulta impossibile e quindi è bene aspettare ancora qualche giorno; forse è necessario almeno che si apra la trattativa e che i sindacati diano una prima risposte alle offerte del Governo.

 

Reginaldo Palermo

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