Il caso della bambina di dieci anni che ha indossato un niqab scuola, un indumento musulmano che copre l’intero volto tranne gli occhi, sta facendo discutere. Mentre molti esponenti della politica sono d’accordo con la docente che ha vietato alla piccola di indossarlo, l’Usr ha un’opinione diversa.
Come riporta RaiNews, la direttrice generale dell’ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame crede che l’insegnante abbia certamente agito in buonafede ma è opportuno che riconsideri la sua decisione. Beltrame fa sapere di non avere ancora ricevuto alcuna segnalazione ufficiale sul caso ma precisa che non essendoci al momento una norma specifica che vieti il velo integrale tra i banchi le scuole devono favorire l’inclusione nel rispetto delle differenze anche di abbigliamento.
Diverso il suo personale punto di vista sulla questione. Per la dirigente a scuola i bambini non devono sentirsi discriminati e il rispetto della identità religiosa e culturale a suo parere potrebbe non venire esteriorizzato.
Per il presidente regionale dell’associazione nazionale presidi Luca Gervasutti, il dirigente scolastico e l’insegnante della scuola pordenonese si sono appellati al buonsenso prima ancora che alla legge. La questione però è controversa – osserva Gervasutti – ricordando che se nel nostro Paese non esiste alcun divieto di indossare vestiti o simboli religiosi a scuola, tuttavia dal 1977 la cosiddetta legge Reale vieta “l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico senza giustificato motivo”.
Dopo averla vista la sua maestra le ha chiesto di tornare a scuola a volto scoperto, cosa che poi è effettivamente successa. Nella scuola elementare ci sono stati già in passato casi simili. Il vicesindaco Alberto Parigi, assessore all’Istruzione, ha spiegato di non aver ricevuto segnalazioni al riguardo. “In ogni caso farò subito accertamenti e se la notizia venisse confermata, il mio primo pensiero deve andare a una bambina costretta nel niqab. Bene ha fatto la maestra a intervenire. Voglio sperare che tutti siano d’accordo sul fatto che nelle nostre scuole non si deve entrare velati, compresi coloro che invocano ogni giorno la laicità e l’emancipazione femminile”, ha affermato.
“Il caso di una bambina di 10 anni che si è presentata con il niqab a scuola a Pordenone è un fatto inaccettabile. Obbligare una bambina di 10 anni ad andare a scuola con l’intero volto coperto, tranne gli occhi, contravviene alle più basilari regole del vivere comune, dei diritti fondamentali dei bambini e dell’identità femminile. Una cosa è la libertà religiosa, un’altra invece è il fondamentalismo religioso imposto su bambine innocenti”. Lo scrive in una nota il senatore e segretario della Lega Fvg Marco Dreosto.
“Dopo questo e altri casi, penso sia arrivato il momento che anche l’Italia prenda iniziative per vietare il niqab a scuola e nei luoghi pubblici, per il rispetto dei diritti delle donne e per la sicurezza pubblica. Ricordo come Francia e Belgio abbiano vietato il niqab nei luoghi pubblici e anche l’Egitto, paese musulmano, ne abbia vietato l’uso a scuola. Presenterò un’iniziativa in Parlamento in questo senso il prima possibile”, conclude il comunicato.
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