Una classe di una scuola di Livorno va in gita, ma non c’è Giulio, un alunno di 14 anni autistico che, insieme con la famiglia, è stato tenuto all’oscuro dell’uscita scolastica. A raccontare la notizia, sulle pagine locali, i quotidiani ‘Il Tirreno’ e ‘La Nazione’. La scoperta è stata fatta dallo stesso ragazzo ieri che presentatosi in classe si è ritrovato solo. Di lì è partita una mobilitazione ‘Io sto con Giulio’ anche in virtù del post scritto dall’alunno su Facebook. “La mia classe oggi è in gita, io no… Nessuno ha avvisato la mia famiglia quindi sono andato a scuola regolarmente e mi sono trovato solo. Peccato mi sarebbe piaciuto molto passare una giornata all’aria aperta, con i miei compagni, in pullman, mi piace tanto il pullman…Ma qualcuno ha deciso che questa giornata non era adatta per me. Ci sono rimasto molto male. Avrei potuto essere felice oggi…Invece…”.
“E’ tutto un grosso equivoco”: è quanto spiegano dalla scuola di Livorno frequentata dal bambino autistico rimasto in classe mentre i suoi compagni erano in gita. “E’ sempre stato fatto tutto – si spiega ancora anche riferendosi alla vicenda della gita mancata – in accordo con la famiglia del bimbo. I rapporti sono sempre stati collaborativi e corretti, tanto che il bambino è arrivato in terza senza problemi. La nostra scuola è un punto di eccellenza per l’accoglienza dei bambini con disabilità”
“Un abbraccio a Giulio e a tutte le persone che vivono sulla propria pelle le sofferenze dell’ingiustizia”. Così il premier Matteo Renzi nel corso della diretta Twitter e Facebook #Matteorisponde replicando a chi gli segnala il caso del bambino autistico escluso da una gita scolastica.
Caso analogo anche in Molise: Luigi, 15 anni, autistico va a scuola, come ogni mattina, ma trova l’aula della Media di Pozzilli (Isernia) vuota perchè i suoi compagni di classe sono in gita. A raccontare l’accaduto è il padre del ragazzo Mauro Cantile, originario della Provincia di Caserta ma da anni, per lavoro, residente a Venafro (Isernia). “Ieri – ha detto Mauro – mia moglie ha portato Luigi a scuola trovando in classe solo l’insegnante di sostegno. Ha chiesto spiegazioni e ha appreso che gli altri erano in gita nella vicinissima Venafro per visitare alcuni luoghi di interesse storico e che noi, la famiglia di Luigi, non eravamo stati avvisati. Questo fa molto male. Parlo da genitore, da uomo e a nome di figlio che, purtroppo, non può esprimere le sue emozioni. Se ho deciso di raccontarlo all’ANSA è perchè voglio che non accada più in futuro, né a mio figlio né agli altri”.
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