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Bimbo di dieci anni salva nonna da crisi epilettica: “Ho imparato tutto a scuola, dalle lezioni di pronto soccorso”

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April 24, 2025

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Un bambino di soli dieci anni è riuscito a salvare la vita a sua nonna in preda ad una crisi epilettica. Tutto è avvenuto ad Arezzo, come riportato da Il Corriere della Sera. Il piccolo ha spiegato di aver imparato a prestare soccorso grazie alla scuola.

Prima l’ha adagiata nella corretta posizione per superare il malore, che avrebbe potuto rivelarsi molto grave, poi ha alzato il telefono e ha chiamato i soccorsi. “Ho imparato tutto a scuola – ha spiegato poi – nelle lezioni di pronto soccorso che abbiamo fatto in classe”.

Il bambino ha dimostrato una maturità fuori dal comune

Tutto è avvenuto il 4 aprile. Il bimbo ha mantenuto assoluto sangue freddo e ha aiutato la nonna ad adagiarsi su un fianco, in modo da scongiurare il pericolo della crisi respiratoria, poi ha afferrato il telefono e ha chiamato non il 118 ma il 112 che da qualche mese ad Arezzo è diventato il numero dell’emergenza unica, altro particolare che spesso non conoscono neppure le persone di un’età maggiore della sua.

Spontanea la domanda dei soccorritori professionali al ragazzino soccorritore estemporaneo: “Ma come hai fatto?”. E lui, con l’ingenuità dei suoi dieci anni, ha spiegato che i rudimenti del soccorso li aveva studiati in classe, alle elementari, nel corso del “Progetto Asso” (acronimo di A scuola di soccorso) che la stessa Misericordia porta avanti in molti istituti di istruzione aretini. “Una soddisfazione impagabile”, commentano dalla Misericordia aretina.

E i docenti?

E i docenti sono preparati in questi casi? Molto spesso sì: ad esempio, a Lucca una professoressa di scienze motorie ha eseguito la tecnica salvavita di primo soccorso su una ragazza di 15 anni, disostruendole le vie aeree da una grossa caramella ingerita in modo maldestro.

Come riporta La Repubblica, il gesto della prof è stato determinante. “Prof mi ha salvato la vita”, sono state queste le prime parole pronunciate dalla studentessa soccorsa dall’insegnante. “Ho fatto poco – dice la docente – ma quel poco può bastare a salvare una vita”.

“Sono entrata in classe – ricorda la professoressa – e ho visto una ragazza alla finestra che si portava le mani alla gola, il resto dei ragazzi erano seduti e ho pensato a uno scherzo, ma poi lei ha iniziato a tossire. Le ho dato alcune pacche sulle spalle ma ho capito che stava per perdere i sensi, così l’ho abbracciata spingendo il pugno sull’addome per indurla a vomitare, fino a che ho sentito che ha ripreso a respirare. Solo quando mi ha ringraziata perché stava per svenire, ho capito di avere fatto qualcosa di importante, fino a quell’istante sembrava tutto irreale, quasi una burla di classe”.

“C’è sempre timore a mettere le mani addosso a una persona, nonostante si possa salvarle la vita, serve fare esperienza”, ha aggiunto. La donna ha fatto un corso su questo tipo di manovre nel 2014. “In istituto abbiamo 3 docenti istruttori, compreso un docente di sostegno che ha seguito il corso di rianimazione cardiopolmonare. Non si può descrivere la sensazione dell’intervenire per salvare qualcuno, escludere danni e dinamiche compromettenti. Ai miei ragazzi dico di impegnarsi ed essere sempre attivi nel sociale, perché può succedere a tutti, e potrebbero essere loro le persone giuste al momento giusto, quelle che con un gesto semplice salvano una vita”, ha concluso.