Continua, con ulteriori sviluppi, la storia del bambino iperattivo di Ladispoli, allontanato da scuola. Il dirigente scolastico dell’istituto, come sappiamo, è stato sospeso. Adesso il preside, sentito da Il Corriere della Sera e La Repubblica, ha dato la sua versione dei fatti.
“Ho allontanato il bambino per dare un messaggio forte ai genitori. Come a dirgli ‘tenetevelo e ragionate su cosa fare’. Ma io sono per l’inclusione”.
Ecco quale sarebbe il motivo della sospensione: “Non certo l’allontanamento del bambino. Su questo gli ispettori torneranno oggi e andranno a fondo. Dicono che non ho attuato la sospensiva del Tar che ammetteva l’alunno. Non avevo aperto la posta. L’avvocato della famiglia del bambino ha girato via email la sospensiva nel pomeriggio del 4 marzo, quando le segreterie erano chiuse. Il giorno dopo il padre si è presentato a scuola sventolando dei foglietti ma a me la posta è stata girata solo dopo. Mi difenderò”.
“Abbiamo accolto alunni disabili che hanno cambiato più scuole e da noi stanno andando avanti. Lo ripeto: in questo caso l’abbiamo fatto per mandare un messaggio alla sua famiglia. Non mi sembra abbiano capito. Venerdì mattina le maestre erano già sudate per stare dietro a quell’alunno, era ingestibile. Così abbiamo chiamato il padre, che è venuto a prenderselo, in totale tranquillità”.
Ecco alcune parole in merito al bambino: “Non riesce a stare attento per più di 5 minuti, dice alle maestre ‘fallite’, non socializza in classe. I genitori? Dovrebbero dialogare con la scuola. Abbiamo casi più gravi, ma quelli riusciamo a gestirli. Evidentemente qui c’è un perché”.
“Non c’è stata volontà di non far entrare il bambino. L’ho allontanato per dare un segnale forte ai genitori: da mesi chiedevamo loro certificazioni mediche per fare domanda di più ore di sostegno per l’alunno, che ne ha 11 su 40 totali, senza avere risposte. L’alunno non può capire, qui però l’abbandono non è da parte della scuola ma della famiglia, noi l’abbiamo sempre aiutato. Io ho maestre esaurite che minacciano di darsi malate, i genitori non l’hanno capito con l’italiano, ho scelto questo altro modo”.
“I genitori sono un po’ più sereni — spiega il loro avvocato —. Non hanno problemi con nessuno, tantomeno con gli insegnanti. Volevano solo che fosse riconosciuto il diritto del figlio a frequentare la scuola e che avesse il sostegno necessario per gestire la sua patologia. Sono stati costretti ad agire legalmente per il muro di gomma eretto dal dirigente. Le certificazioni sulla patologia c’erano. Basterebbe una data: il 21 febbraio inviammo ulteriori documenti sulla diagnosi precisa per l’Adhd. Cinque giorni dopo è stato sospeso”.
Non era di 17 ma di ben 21 giorni la sospensione dalle lezioni decretata da un istituto comprensivo di Ladispoli, sul litorale Nord di Roma, ad un bimbo di sei anni iperattivo: il provvedimento – preso dal Consiglio di istituto e comunicato alla famiglia il 26 febbraio scorso via pec a seguito degli accertati “comportamenti” reputati non idonei per la comunità scolastica – era stato successivamente annullato dal Tar. Solo che la scuola lo scorso 1° marzo non ne ha tenuto conto (non essendo ancora venuta in possesso dalla decisione del tribunale), per poi accoglierlo la settimana successiva, il 7 marzo, dopo che i genitori si erano rivolti al ministro Giuseppe Valditara, che si è subito detto colpito dalla vicenda.
Dopo essere rientrato a scuola per ordine del TAR Lazio, però, il bambino è stato di nuovo allontanato.
Come riporta la pagina romana del Corriere della Sera del 9 marzo, la sua permanenza in classe è durata un paio di ore perché a metà mattina la scuola ha telefonato alla famiglia dicendo: “Non sappiamo come gestire la situazione, venite a riprenderlo”.
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