Ci sono sviluppi nel caso del bambino iperattivo di Ladispoli, allontanato per alcuni giorni dalla scuola. Il dirigente scolastico dell’istituto, come sappiamo, è stato sospeso. Oggi, 21 marzo, si ha notizia della revoca del provvedimento.
“Il provvedimento di sospensione cautelare che aveva colpito il dirigente scolastico della scuola di Ladispoli è stato revocato”, questo quanto si legge in un comunicato di DirigentiScuola, l’associazione dei presidi che nei giorni scorsi aveva chiesto di ritirare il provvedimento adottato dall’ufficio scolastico regionale del Lazio nei confronti del preside.
Dirigentiscuola aveva minacciato mobilitazioni proprio due giorni fa: “Il caso Agresti è tutt’altro che chiuso. Nonostante la nostra richiesta di revocare i provvedimenti adottati nei confronti del preside della scuola di Ladispoli, l’Ufficio scolastico regionale non si è mosso. E ora, dopo un’attenta lettura degli atti siamo ancora più fermi perché si tratta di una decisione sommaria, improntata a una spaventosa superficialità, in dispregio delle minimali garanzie poste da disposizioni normative e contrattuali e con motivazioni inconsistenti”, questo il contenuto di una loro nota.
“Ho allontanato il bambino per dare un messaggio forte ai genitori. Come a dirgli ‘tenetevelo e ragionate su cosa fare’. Ma io sono per l’inclusione”, queste le parole dell’uomo qualche giorno fa.
Ecco quale sarebbe il motivo della sospensione: “Non certo l’allontanamento del bambino. Su questo gli ispettori torneranno oggi e andranno a fondo. Dicono che non ho attuato la sospensiva del Tar che ammetteva l’alunno. Non avevo aperto la posta. L’avvocato della famiglia del bambino ha girato via email la sospensiva nel pomeriggio del 4 marzo, quando le segreterie erano chiuse. Il giorno dopo il padre si è presentato a scuola sventolando dei foglietti ma a me la posta è stata girata solo dopo. Mi difenderò”.
“Abbiamo accolto alunni disabili che hanno cambiato più scuole e da noi stanno andando avanti. Lo ripeto: in questo caso l’abbiamo fatto per mandare un messaggio alla sua famiglia. Non mi sembra abbiano capito. Venerdì mattina le maestre erano già sudate per stare dietro a quell’alunno, era ingestibile. Così abbiamo chiamato il padre, che è venuto a prenderselo, in totale tranquillità”.
Ecco alcune parole in merito al bambino: “Non riesce a stare attento per più di 5 minuti, dice alle maestre ‘fallite’, non socializza in classe. I genitori? Dovrebbero dialogare con la scuola. Abbiamo casi più gravi, ma quelli riusciamo a gestirli. Evidentemente qui c’è un perché”.
Non era di 17 ma di ben 21 giorni la sospensione dalle lezioni decretata da un istituto comprensivo di Ladispoli, sul litorale Nord di Roma, ad un bimbo di sei anni iperattivo: il provvedimento – preso dal Consiglio di istituto e comunicato alla famiglia il 26 febbraio scorso via pec a seguito degli accertati “comportamenti” reputati non idonei per la comunità scolastica – era stato successivamente annullato dal Tar. Solo che la scuola lo scorso 1° marzo non ne ha tenuto conto (non essendo ancora venuta in possesso dalla decisione del tribunale), per poi accoglierlo la settimana successiva, il 7 marzo, dopo che i genitori si erano rivolti al ministro Giuseppe Valditara, che si è subito detto colpito dalla vicenda.
Dopo essere rientrato a scuola per ordine del TAR Lazio, però, il bambino è stato di nuovo allontanato.
Come riporta la pagina romana del Corriere della Sera del 9 marzo, la sua permanenza in classe è durata un paio di ore perché a metà mattina la scuola ha telefonato alla famiglia dicendo: “Non sappiamo come gestire la situazione, venite a riprenderlo”.
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