A 24 ore dalla notizia della notifica dell’atto di chiusura indagini alle maestre e alla collaboratrice scolastica della scuola “Pirelli” di Milano, arriva una dichiarazione dell’avvocato Michele Sarno, difensore di una delle insegnanti: “Fiduciosi nella Giustizia, e all’esito della lettura degli atti di indagine collezionati dal pubblico ministero, produrremo una articolata memoria attraverso la quale potere dimostrare la completa estraneità della mia assistita rispetto a qualsiasi condotta delittuosa”.
Secondo la ricostruzione del PM che ha condotto le indagini il bimbo sarebbe uscito dall’aula per andare in bagno senza che le maestre si accertassero che nel corridoio fosse presente la collaboratrice scolastica in servizio.
Secondo il PM, la collaboratrice avrebbe una duplice responsabilità: si era allontanata dalla postazione dove si sarebbe dovuta trovare per fare una telefonata personale e avrebbe lasciata incustodita una poltroncina da ufficio con rotelle sulla quale salì poi il bambino.
Il piccolo aveva spostato la sedia in prossimità della ringhiera della scala e si era affacciato, precipitando da un’altezza di più di 10 metri.
Già nelle indagini preliminari il PM aveva accertato che la ringhiera aveva un’altezza a norma; un incidente probatorio aveva chiarito che il bambino non sarebbe potuto precipitare se non fosse salito sulla scala.
Quanto alle due insegnanti è probabile che il PM abbia posto a loro carico una responsabilità di tipo penale proprio perché quando il bambino uscì dall’aula entrambe erano presenti in classe; una delle due, quindi, avrebbe potuto accompagnare, almeno per un tratto, il bambino.
Secondo una prima versione riportata all’epoca da tutti i mezzi di informazione, il bambino si sarebbe recato ai servizi dove si trovava la collaboratrice scolastica che poi lo avrebbe lasciato rientrare in classe da solo.
Ma la ricostruzione del PM è diversa.
Bisognerà attendere la prosecuzione delle indagini e forse il processo per conoscere tutta la verità.
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