“Studiare la storia d’Italia significa studiare anche la storia delle mafie e questa materia dovrebbe entrare a far parte dei vostri piani di studio, perché’ le mafie esistono da prima dell’Unità d’Italia e hanno fatto sempre parte della storia integrante del paese. Essere cittadini italiani vuol dire conoscere la storia delle mafie. Siamo il paese della mafia ma anche il paese della lotta alle mafie, nessun paese ha leggi e giudici come le nostre”. Lo ha detto la presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, rivolgendosi a una platea di giovani delle scuole del Lazio, nel corso della seconda edizione della rassegna “Lazio senza mafie”, organizzata dalla Regione Lazio.
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“Non pensate che la crisi in cui siamo e da cui non riusciamo a uscire, che le folle umane che vediamo alle frontiere dell’Europa che vergognosamente qualcuno tenta di chiudere, non veda in qualche modo le mafie protagoniste – ha aggiunto Bindi -. Domani saremo a Bruxelles con la Commissione parlamentare antimafia per chiedere che ci siano gli strumenti, per chiedere delle leggi comuni, perché’ dobbiamo dotarci di questi strumenti, gli altri paesi devono ammettere come abbiamo fatto noi che le mafie esistono e bisogna combatterle. Solo nel nostro paese essere mafiosi è un reato, devono capirlo anche gli altri Paesi”. E ancora, Bindi ha concluso rivolgendo un appello ai giovani presenti, ?”Il più grande affare delle mafie resta la droga e voi siete coinvolti in prima persona”.
Il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha così commentato la proposta: “Trovo la proposta della Bindi molto puntuale. La scuola serve per formare e rendere critiche le persone e conoscere la storia significa anche conoscere i lati oscuri e la storia della lotta alla mafia fatta dagli italiani e parte integrante della nostra storia. Quindi un focus di comprensione di questo fenomeno secondo me sarebbe opportuno”.
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