L’articolo a firma di Giovanni Morello “Bisogni educativi speciali: una “bomba ad orologeria”? è una riflessione a partire dalla direttiva del Miur del 27 dicembre 2012 e dalla più recente circolare ministeriale del 6 marzo 2013, che ne rappresenta una sintesi in chiave più operativa.
Emerge dal documento una visione in chiave totalizzante e dinamica, piuttosto che staticamente classificatoria e clinica, dell’allievo che manifesta il suo disagio scolastico. La precisazione fornita al riguardo risulta però fra quelle più “pericolose”, almeno potenzialmente per le scuole: “In questo senso, ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare bisogni educativi speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”.
Se consideriamo infatti che, contrariamente agli alunni con Dsa, la maggior parte degli alunni con altre tipologie di Bes non godrà di certificazioni cliniche rilasciate dall’Asp di competenza, i margini di discrezionalità nell’individuazione dei Bes non sono pochi. Se poi aggiungiamo questa dimensione (giustamente) dinamica dei Bes, il quadro rischia di allargarsi a macchia d’olio e qualche scuola potrebbe cominciare a vedere Bes dappertutto, soprattutto se farà valere una equazione meccanica fra svantaggio scolastico (di qualunque tipo) e Bes, equazione peraltro autorizzata dalla direttiva, lì dove equipara l’area dei bisogni educativi speciali all’area dello svantaggio scolastico. VAI ALL’ARTICOLO