Il rapporto di Cittadinanzattiva sullo stato delle scuole in Italia non è molto confortante. La sicurezza delle scuole nel nostro Paese lascia ancora a desiderare: quattro edifici su dieci hanno una manutenzione carente, oltre uno su cinque presenta lesioni strutturali, in quasi la metà dei casi gli interventi strutturali non sono stati effettuati. 101 gli edifici scolastici monitorati in 13 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Veneto). Il Rapporto di quest’anno contiene un focus di indagine su ulteriori 80 scuole, interessate dai finanziamenti del Governo per #scuolebelle. E a margine è stata diffusa un’ulteriore indagine “Occhio all’Anagrafe” con cui Cittadinanzattiva ha messo alla prova, per 98 scuole del suo campione, il nuovo database dell’edilizia scolastica.
Adriana Bizzarri, responsabile Scuola di ‘Cittadinanzattiva’, a ‘La Tecnica della Scuola’ presenta i risultati del rapporto.
Quale dato più preoccupante emerge dal rapporto “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola”
Nonostante gli impegni governativi sul tema dell’edilizia scolastica avviati negli scorsi mesi, è difficile poter affermare che la grave crisi in cui versa l’edilizia scolastica da tanti anni, abbia già registrato un miglioramento evidente e significativo. Ed infatti, anche i dati di questo XIII Rapporto, condotto dai monitori di Cittadinanzattiva, come di consueto su un campione non statistico di scuole di ogni ordine e grado di 13 regioni del Paese, dimostra che è innanzitutto la carenza di manutenzione ordinaria e straordinaria (39%) il principale problema della maggior parte delle scuole italiane se una su cinque (21%) presenta lesioni strutturali per lo più sulla facciata esterna, ma anche distacchi di intonaco sui corridoi (38%), nelle palestre (27%), nelle aule (15%). Di fronte alla richiesta di lavori di manutenzione ordinaria, nel 12% dei casi l’ente proprietario non è mai intervenuto e nel 21% lo ha fatto con molto ritardo. Nel caso di richiesta di lavori di manutenzione strutturale, ben più lunghi e onerosi, nel 45% delle situazioni l’ente non è intervenuto. E’ proprio questo deficit manutentivo a provocare ogni anno episodi di crolli all’interno delle scuole: negli ultimi 12 mesi ne abbiamo registrati 45 in varie parti d’Italia, che hanno provocato feriti e danni ma, fortunatamente, nessuna vittima. Se a questo si aggiunge la vetustà degli edifici scolastici che nel 55% secondo il Miur sono stati costruiti prima del 1976 e la presenza delle certificazioni di agibilità statica e di prevenzione incendi rispettivamente solo nel 39% e nel 16% dei casi, il quadro che ne esce non è dei più rassicuranti.
Qual è l’area maggiormente a rischio?
Gli edifici scolastici in condizioni peggiori si trovano soprattutto nelle Regioni del Sud e nelle Isole, particolarmente in Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna ma, a causa della carenza di manutenzione e dell’ inadeguatezza delle tecniche edilizie e dei materiali costruttivi utilizzati tra gli anni ’60 ed ’80, sono a rischio anche scuole di altre zone del paese, come dimostrano gli episodi di crollo avvenuti di recente. Va ricordato, infine, che oltre 6.000 sono le scuole che insistono su territori a rischio idrogeologico e circa 13.000 in zone sismiche per cui ad esse devono essere dedicati particolari attenzioni ed interventi specifici, oltre che attività di prevenzione mirate per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza.
L’Anagrafe dell’edilizia è un bluff?
Da anni Cittadinanzattiva si impegna affinché l’Anagrafe dell’Edilizia scolastica possa davvero svolgere la funzione di censire, mappare e tenere aggiornati i dati relativi a tutti gli edifici scolastici del nostro Paese al fine non solo di sapere e far conoscere a chi li frequenta quale sia lo stato di salute di ciascuno di essi ma anche perché diventi sempre più strumento di programmazione grazie al quale individuare gli interventi più urgenti da realizzare. Abbiamo perfino fatto ricorso al TAR del Lazio e al Consiglio di Stato perché l’Anagrafe, dopo 19 anni dalla sua istituzione, venisse alla luce. Dal 7 agosto nella sezione “La scuola in Chiaro” del sito del Ministero dell’Istruzione, sono confluiti i dati fin qui inviati dalle Regioni al Miur ma secondo quanto è emerso da una ricerca mirata che abbiamo compiuto su 100 scuole all’interno dell’Anagrafe (“Occhio all’Anagrafe”, scaricabile dal sito di Cittadinanzattiva), è emerso che i dati siano per una parte dei Comuni e delle Regioni, ancora approssimativi, non aggiornati, poco chiari. Le maggiori lacune si registrano proprio per le scuole appartenenti alle 6 regioni che hanno provveduto ad inserire i dati solo dalla fine di giugno: Campania, Sicilia, Lazio, Sardegna, Basilicata, Calabria. In generale, la voce “Edilizia”, con le sue 18 sotto voci non è di facile lettura per un cittadino comune. L’anagrafe, poi, non indica, così come è strutturata, il numero totale di scuole ad oggi presenti, e, soprattutto, non segnala né la data di rilevazione dei dati né quella di aggiornamento degli stessi. Le certificazioni, poi, saranno inserite solo a partire dal 31 gennaio 2016. Va dato atto al Ministero dell’Istruzione di aver compiuto un primo importante passo nella direzione della trasparenza ed accessibilità dei dati in proprio possesso ma occorre al più presto apportare sia i correttivi suddetti che integrare con ulteriori indicatori la raccolta di informazioni da inserire prossimamente nell’Anagrafe.
Perché bisogna rivedere la Legge 81/2008?
Forse non tutti sanno che anche alla scuola si applica la legge quadro 81/2008 relativa alla sicurezza dei luoghi di lavoro. Da anni andiamo sostenendo che sarebbe necessario prevedere un regolamento attuativo della legge 81/2008 per l’ambito scuola, che non può continuare ad essere omologata in modo automatico ad altri luoghi di lavoro, come per es. la fabbrica. L’omologazione degli studenti minori allo statuto di lavoratori, solo quando utilizzino computer o laboratori, ne è un chiaro esempio.
Le sentenze di Rivoli (la morte dello studente diciassettenne Vito Scafidi morto per il crollo del controsoffitto della sua aula del Liceo Darwin di Rivoli il 22 novembre del 2008) e quella di San Giuliano di Puglia (27 bambini e la loro insegnante morti nel crollo della sopraelevazione della scuola il 31 ottobre 2002) mostrano chiaramente come sia indispensabile, per esempio, rivedere il tema delle assicurazioni e dei risarcimenti nei confronti delle vittime in caso di incidenti e di calamità a scuola, per garantire a tutte tempi di giustizia celeri, applicazione delle sentenze rapide, risarcimenti adeguati. Occorre, poi, ridefinire con chiarezza ruolo, competenze e responsabilità della figura del Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione per le scuole. Il processo Rivoli ha dimostrato che, qualora dotati di competenze professionali specifiche, gli RSPP abbiano non pari ma maggiori responsabilità dei Dirigenti scolastici, anche in ambito penale. Stiamo assistendo alla rinuncia di “massa” da parte di un gran numero di insegnanti che ricopriva tale ruolo, a favore delle società esterne. A tali responsabilità, poi, non corrispondono né adeguati compensi né chiarezza nei compiti da svolgere. Questi sono solo alcuni motivi per i quali riteniamo non tanto che vada rivista la Legge 81/2008 ma che si preveda un regolamento attuativo della stessa affinché si tengano nella dovuta considerazione le peculiarità dell’ambito scolastico e dei suoi attori.
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