Tante sono le lettere di genitori al nostro portale, nelle quali si lamenta, parte il carico di compiti assegnati per lo più via WhatsApp, magari per dimostrare, da parte di qualche prof, che si sta lavorando sodo, anche il fatto che altrettanti docenti, dopo avere scaricare appunto compiti agli alunni dopo le videolezioni (che fra l’altro non tutti pare svolgano), il giorno appresso, o al tempo stabilito, non li correggono.
“Addirittura -scrive una mamma- gli insegnanti di matematica, di diritto e di inglese, hanno specificato nelle loro mail ai ragazzi, bene a lettere cubitali, di non mandargli i compiti eseguiti perchè non hanno tempo di guardarli”.
Ma non solo, pare che inviino “dei file di autocorrezione” lasciando quindi intendere agli alunni di arrangiarsi come possono.
Si chiede infine un’altra mamma: “Ma è normale questa cosa? Ma come possono apprendere i ragazzi se nessuno controlla il loro lavoro? E sono sicuri i professori che i ragazzi eseguono il lavoro a loro assegnato se non viene controllato? E poi parliamo di ragazzi tutti promossi, anche se alla fine non fanno niente. La didattica da casa non funziona se va cosí”.
E in effetti non funziona così e la mamma, senza avere partecipato nessun corso di aggiornamento o studiato gli elementi seppure primordiali di didattica, ha ragione, e da vendere.
se il docente non ha tempo per correggerli, perché li assegna? E infatti a cosa serve vessare i ragazzi, caricarli di esercizi, se poi la base fondante dell’istruzione, la correzione cioè degli sbagli, non viene eseguita?
Se il docente non ha tempo, dovrebbe quantomeno ritagliarsi uno spazio sufficiente per farlo, o quantomeno assegnarne lo stretto indispensabile per svolgere appieno la sua funzione di maestro e di guida nella selva degli errori, per condurre l’allievo a vedere almeno qualche stella.
Le cosiddette autocorrezioni, come è ben noto, attraverso griglie, sono dei palliativi di scarsa importanza e semmai sono da usare, chi le usa, solo raramente per orientare i ragazzi, ma mai come strumento per verificare il livello raggiunto e la percezione degli errori.
Infine, se poi si vuole essere pignoli, molto pignoli, la correzione dei compiti, soprattutto per quelle materie che contemplano anche lo scritto, è un fatto di legge, un atto previsto dall’ordinamento scolastico, poiché da quei voti sugli elaborati dipende molto spesso la carriera dello studente: bocciato o promosso.
E dunque, se si vuole essere pignoli, la mancata correzione, con la conseguente mancata valutazione (tranne che il docente è così farfallone da mettere voti di fantasia) su un “documento scritto” può avere perfino il pregiudizio di omissione di atti di ufficio che è un reato a tutti gli effetti di legge.
Se il prof, all’atto della sua funzione docente, è un pubblico ufficiale, lo deve essere fino in fondo e fino in fondo fare il suo dovere su tutto il fronte, per cui accampare scuse del tipo: non ho tempo è quantomeno bizzarro se non ridicolo e temerario.
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