Continua a fare discutere la “non” esibizione del cantante Blanco a Sanremo 2023, nel corso della prima serata del Festival, andata in onda martedì 7 febbraio. Com’è noto, il fatto sta letteralmente spopolando sul web tra meme, commenti e critiche, il vincitore di Sanremo 2022, che domani, 10 febbraio, compirà 20 anni, in seguito ad un problema tecnico, ha letteralmente distrutto la scenografia del palco dell’Ariston composta da fiori.
C’è molto da riflettere su questo gesto, perché molto trasmette di quel disagio giovanile tipico dei ragazzi appartenenti alla Generazione Z, nati dopo il 1997, praticamente coetanei al cantante (classe 2003), che spesso sfocia in atti impulsivi e violenti, molti dei quali hanno luogo proprio scuola. A parlare di ciò, oltre alla segretaria generale di Cisl Scuola Ivana Barbacci, è stato lo psichiatra Paolo Crepet nelle pagine de La Stampa. Anche lo studioso ha analizzato l’accaduto legandolo al tema dell’educazione e della scuola.
Ecco l’analisi del gesto da parte di Crepet: “L’impeto di Blanco è quasi iconoclastico, non è solo un isolato gesto di stizza, ma qualcosa di molto più potente. C’è violenza, rabbia come se vi fosse stata lesa maestà e non un banale guasto tecnico. Si accanisce sui fiori nella città dei fiori, come spaccare automobili sotto la fabbrica della Fiat. Se la prende con il lavoro di tante persone come se e tutto fosse dovuto a una giovane star”.
Lo studioso si è concentrato su ciò che questo evento ha trasmesso all’esterno: “Questa è stata la notizia più veicolata dalla rete della serata del Festival: la sua veemenza, la sua furia indomabile. Lui ha chiesto scusa, ma il danno è fatto. Ogni parola e gesto in quel luogo diventano virali, a maggior ragione se sono i giovani a guardare e prendere nota”.
Ed ecco un’analisi generale, più ampia, estesa ai giovanissimi e agli episodi di cronaca e di violenza che sembrano essere all’ordine del giorno che spesso raccontano la stessa forza distruttiva di Blanco, la stessa, magari, incapacità di gestire gli imprevisti: “Viviamo violenze quotidiane nelle piazze e nelle scuole, tra chi spara pallini di gomma a un’insegnante e chi organizza risse mortali, fra chi porta alcolici tra i banchi e chi spruzza spray al peperoncino, tra chi insulta e chi minaccia i professori”.
Crepet, ovviamente, non ha generalizzato, ma ha sottolineato la problematicità di questi frequenti fenomeni: “Non tutti i giovani sono così, ovviamente, ma sono tanti, troppi e di quella scena di calci e distruzione in diretta televisiva durante la più importante festa nazionale proprio loro non ne avevano bisogno. Anche perché in tante famiglie quella violenza è quotidianità: se passa l’idea che ‘si può perché l’hanno fatto anche a Sanremo’ si rischia di seminare grandine”, ha concluso, parlando del rischio di emulazione.
C’è da dire, come riporta Today.it, che non sono pochi i ragazzi che hanno gradito la scena, che credono che Blanco abbia fatto bene, che si sono sentiti addirittura di lodare il cantante. Tra i commenti di TikTok in molti minimizzano il tutto, pensando che sia stato tutto organizzato. “I fiori fanno sempre una fine, ovvero essere buttati (soprattutto le rose)”, scrive una ragazza su Instagram. “Lui ha sbagliato, ma il pubblico è composto da gente grande, matura e di una certa importanza. Arrivare a urlare ‘buuu’ come i bambini di 13 anni quando è stato chiesto di far ricantare la canzone, li ha fatti risultare ancora più infantili della reazione di Blanco”, afferma un’altra.
Leggendo i vari commenti arrivati al nostro profilo Instagram, i docenti sembrano alquanto compatti contro Blanco, che pare abbia abbandonato la scuola in seguito al successo e a delle bocciature: “Con questi esempi il nostro lavoro diventa sempre più difficile”, “L’episodio doveva essere criticato in diretta, non è educativo per i ragazzi”, “Vergognoso anche solo mostrarlo”, “Me lo immagino a scuola questo incivile”, questi sono solo alcuni dei messaggi di critica che ci sono giunti.
Nel frattempo il garante regionale in Calabria per l’infanzia e l’adolescenza Antonio Marziale è intenzionato a chiedere un duro provvedimento nei confronti del cantante. “Le famiglie e la scuola domandano aiuto, dobbiamo decidere se bearci per il marketing e gli ascolti che la furia devastatrice alimenta, oppure se mandare un segnale chiaro, preciso, di collaborazione con gli educatori, ma se prevale la prima ipotesi la Rai non è tv di stato perché contravviene alle norme del Contratto di Servizio, per cui gli italiani pagano un canone imposto”, ha detto.
“Ogni giorno, milioni di genitori e centinaia di migliaia di docenti lottano contro il fenomeno dell’emergenza educativa. Aiutare bambini e adolescenti significa proporre modelli positivi e soprattutto mostrare cosa siano le regole, insegnare che ad ogni azione sbagliata corrisponde una sanzione. Il messaggio partito ieri sera dall’Ariston è devastante – ha concluso il garante – Abbiamo bisogno di esempi anche per riannodare la fiducia della gente con le istituzioni e se queste si dimostrano molli non sono credibili”.
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