Sono più di 10mila, forse addirittura 15mila i docenti precari coinvolti dalla contestatissima circolare del 28 maggio con la quale il Ministro dispone il blocco delle immissioni in ruolo.
Questa in sintesi la vicenda: qualche settimana addietro il Tar Lazio aveva accolto un ricorso contro le modalità di formazione delle graduatorie permanenti, ma il Ministero – con una circolare del 3 maggio – confermava la possibilità di procedere alle immissioni in ruolo secondo le regole già stabilite.
Poi il 28 maggio è arrivato il contrordine: sulla questione è necessario attendere la pronuncia del Consiglio di Stato che si riunirà per decidere in merito il prossimo 13 luglio.
Sul dietro-front ministeriale le spiegazioni si sprecano; i più maliziosi fanno notare che fra il 3 maggio, data della prima circolare, ed il 28, data del contrordine, si colloca appunto la scadenza elettorale.
Sta di fatto che il contrordine ha già scatenato le proteste dei sindacati confederali e del sindacalismo di base.
Il comunicato di Cgilscuola usa termini molto duri: "decisione gravissima", "beffa" ai danni dei precari e "anno scolastico compromesso" e conclude con una sorta di diktat: "Il Ministro ha una sola strada davanti: ritirare questo provvedimento sbagliato ed estemporaneo". Peccato che questo ministro abbia ormai le ore contate ed è quindi difficile che vi sia il tempo materiale per emanare ulteriori disposizioni.
Più morbido il tono della presa di posizione unitaria dei sindacati confederali che chiedono comunque al ministro di rivedere la decisione.
Per venerdì prossimo, intanto, è prevista a Roma una manifestazione indetta dal Comitato nazionale insegnanti precari al quale aderiscono anche i Cobas.
L’anno scolastico si avvia verso una conclusione piuttosto calda.
Il nuovo ministro si troverà subito di fronte a problemi difficili e delicati.
Ma in materia di politica scolastica il governo che sta per insediarsi potrebbe ottenere un aiuto indiretto dalla Corte dei Conti che continua a rimandare il parere relativo al decreto sui curricoli.
Sembra che l’organo di controllo abbia intenzione di chiedere ulteriori precisazioni al Governo, soprattutto in fatto di copertura finanziaria: in tal caso per sospendere la riforma il governo Berlusconi non avrebbe bisogno di un decreto-legge ma potrebbe ricorrere ad un semplice atto amministrativo.