L’assessore regionale alla scuola del Veneto, Elena Donazzan, lancia in resta, elmo e scudo chiede alla ministra Fedeli di bloccare la diffusione dello spettacolo sul bambino transgender “Fa’afafine, Ciao, mi chiamo Alex e non sono un dinosauro“, in scena in queste settimane in tutta Italia, volto a far comprendere ai più piccoli il delicato tema del gender.
Lo spettacolo, previsto tra il 7 e l’8 marzo in Veneto, è stato pensato da un team di pedagogisti per aiutare quei bambini che hanno problemi di identità sessuale e non si sentono in linea col proprio genere biologico a comprendere che ciò non è sbagliato.
Visti i numerosi casi di suicidio registrati in questi anni legati alla disforia di genere e ai problemi sociali e psicologici che purtroppo ne derivano, il regista Giuliano Scarpinato ha pensato di utilizzare il teatro come veicolo di informazione per i più piccoli: lo spettacolo ha vinto persino il premio Scenario Infanzia 2014.
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Da qui la crociata “moralista” dell’assessore Donazzan alla quale sicuramente non sarà capitato mai di avere a che fare con un adolescente in seria crisi di identità sessuale e che infatti tuona: “migliaia di bambini e adolescenti saranno condotti dalle scuole a uno spettacolo che ha l’intento dichiarato di mettere in crisi la loro identità sessuale, la loro stabilità psicoaffettiva. Uno spettacolo che veicola e legittima l’ideologia gender, quella per cui nascere biologicamente maschi e femmine non avrebbe niente a che vedere con la nostra ‘vera’ sessualità, che invece può essere scelta, cambiata, modellata e riformulata a piacimento senza alcun punto di riferimento oggettivo; quella per cui l’uomo e la donna non sono naturalmente complementari; quella per cui qualsiasi unione affettiva ha lo stesso valore sociale e antropologico del matrimonio “. Per questo Donazzan chiede “al ministro Valeria Fedeli di non consentire alle scuole di proporre agli alunni questo spettacolo“.
In realtà, precisano gli organizzatori, l’intento dello spettacolo è diametralmente opposto: non metterebbe a rischio nulla, anzi cercherebbe proprio di far comprendere ai bambini che non bisogna sentirsi sbagliati se ci si sente come appartenenti a un genere diverso da quello della nascita. Potrebbe aiutare persino le famiglie ad affrontare l’argomento con serenità e tranquillità.
Ma secondo la Donazzan sono proprio alcune famiglie venete ad aver chiesto che questo importante spettacolo venga bloccato: “Anche a seguito delle segnalazioni che sto ricevendo da parte di genitori e nonni preoccupati ho scritto al ministro dell’Istruzione per chiedere che venga impedita la diffusione di questa iniziativa, distorsiva per l’educazione dei giovani, che rischia di rivelarsi una vera e propria violenza psicologica nel periodo di particolare fragilità e confusione dei nostri ragazzi“.
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