Sono vibranti proteste sindacali contro il paventato congelamento delle 6mila assunzioni di personale Ata, per favorire l’assorbimento del personale delle province.
“Quella del blocco delle assunzioni del personale ATA, rappresenta una vera e propria ulteriore provocazione nei confronti della scuola pubblica e statale di questo Paese”, sostiene la Uil Scuola.
“La legge finanziaria – dice il sindacato Confederale – è chiara: il congelamento dei posti riguarda solo gli assistenti amministrativi, non c’è quindi nessun motivo per non assumere con contratti a tempo indeterminato tutte le altre figure e profili professionali: collaboratori scolastici, assistenti tecnici, guardarobieri, infermieri etc”.
“Dei 6.243 posti derivanti dal turn over del personale ATA per i quali è stata inoltrata la richiesta di autorizzazione per le immissioni in ruolo – continua la Uil -, solo il 24% è personale amministrativo; sui restanti 5.000 posti si può procedere con le nomine.
Per il sindacato, inoltre, “non si può giustificare tale blocco con la presunta mobilità del personale delle provincie in quanto esso seguirà le funzioni fondamentali e non fondamentali, presso Aree vaste, Comuni, Regioni ed il restante andrà in mobilità presso le pubbliche amministrazioni ad esclusione della scuola per la peculiarità delle sue funzioni”.
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Sull’esclusione del personale Ata dal piano assunzioni, ritorna anche Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): “non abbiamo nulla contro il personale perdente posto degli enti locali, ricordiamo che sono oltre 28mila le immissioni in ruolo ad oggi ancora fattibili. Il turn over rappresentava il minimo sindacale. Chiediamo al Miur di ripensarci: se ciò non avverrà entro il 10 agosto, faremo partire le procedure per dei ricorsi comuni, finalizzate alle assunzioni su tutti i posti vacanti”.
Il leader Anief però non si fermerà alla class action: “scriverò io stesso una lettera alla Commissione di Bruxelles, a cui spiegherò che a distanza di più di cinque anni dalla prima nostra denuncia all’UE, malgrado le infrazioni in atto, l’Italia continua a disattendere le indicazioni europee sul precariato. Oltre che a contraddire quelle nazionali, formulate anche dallo stesso Governo in carica”.
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