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Blocco contratti: arrivano le prime proteste

Sono pesanti le prime reazioni sulla decisione del Governo di prorogare fino al 31.12.2014 il blocco degli stipendi pubblici.
CislScuola parla di “giornata pessima per la scuola ancora una volta penalizzata insieme al lavoro pubblico, con il rinvio del contratto e con un nuovo intervento sugli scatti di anzianità”.
“Così
– aggiunge il segretario nazionale Francesco Scrima – smentisce le ripetute dichiarazioni di voler aprire una stagione di rinnovata attenzione per istruzione e formazione”.
“A completare il quadro
– conclude Scrima – l’assenza di qualunque provvedimento per la scuola nel decreto cosiddetto “del fare”. Con queste premesse è molto difficile immaginare un avvio di anno scolastico privo di tensioni se il Governo non provvederà tempestivamente ad affrontare e risolvere le questioni in atto”.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir) definisce questa decisione del Governo Letta un “atto gravissimo” e annuncia la volontà di impugnare il provvedimento “in tutte le sedi e con tutte le modalità possibili”.
L’Anief sottolinea che un anno fa la Corte Costituzionale aveva dato ragione ai magistrati che avevano rivendicato il diritto allo stipendio equo.
Cosa potrebbe succedere a questo punto ?
Sul blocco dei contratti ci sarà poco da fare e da dire anche perché i risparmi che ne deriveranno sono già stati messi nel conto del bilancio dello Stato.
Quanto poi alle misure di cui sta parlando il ministro Carrozza da alcuni giorni (assunzioni, concorsi e così via) è molto probabile che se ne parlerà più avanti quando (e se) si troveranno le risorse necessarie (si parla di non meno di 400milioni di euro).
D’altronde lo stesso Guglielmo Epifani, nel corso del suo intervento alla Direzione nazionale ha chiarito che il Governo, ora, dovrà attrezzarsi per compiere scelte più efficaci.
“Per noi – ha aggiunto subito dopo Epifani – quelle da affrontare in autunno sono su temi precisi: scuola, investimenti produttivi, ammortizzatori sociali, esodati, riforma del patto di stabilità dei comuni”.
Come dire che i problemi che sono ancora sul tappeto (dalla “Quota 96” ai i docenti inidonei fino all’organico funzionale e al piano per l’assorbimento del precariato) possono attendere ancora altre due, tre mesi.
Di scuola si riparlerà dunque più avanti.

Reginaldo Palermo

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