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Blocco contratti: forse slitta il parere del Senato

La vicenda del Regolamento sul blocco dei contratti e degli stipendi pubblici potrebbe subire una battuta di arresto: in Commissione Affari Costituzionali del Senato sta infatti emergendo l’ipotesi di chiedere al Governo una proroga di qualche giorno per la formulazione del parere finale.
Il ritardo sarebbe dovuto soprattutto al fatto che la Commissione Bilancio non si è ancora espressa, ma forse al Senato si stanno anche facendo i conti con un diffuso malessere politico perché nessuno, in questa fase, vuole assumersi la responsabilità diretta di prorogare di un anno i contratti e gli stipendi pubblici.
Per dovere di cronaca va anche detto che nella seduta del 4 giugno, in Commissione Affari Costituzionale sono stati già presentati due pareri sul provvedimento, uno contrario del M5S e uno favorevole (per la precisione “non ostativo”) del relatore di maggioranza Pierantonio Zanettin (PdL).
La Commissione, nello schema di parere, “auspica che la presente proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali costituisca l’ultimo intervento di contenimento di spesa a discapito di una categoria sociale – quella dei dipendenti pubblici – già fortemente colpita da un progressivo processo di oggettivo impoverimento”.
E invita il Governo “ad attivarsi affinché, ove vi siano le condizioni finanziarie compatibili, con il primo avanzo utile di bilancio, provveda a revocare tale regime”.
Il tono appare quello della rassegnazione e della ineludibilità della decisione, anche se nel corso del dibattito il senatore Pagliari (PD) ha invitato i colleghi a tenere conto delle osservazioni fortemente critiche formulate dalla Commissione Istruzione.
Nella giornata del 5 giugno la Commissione Affari Costituzionali dovrebbe prendere una decisione, ma è possibile che i tempi slittino, in attesa di trovare un accordo solido.

Reginaldo Palermo

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