L’ultima protesta contro la “Buona scuola” del governo Renzi è lo sciopero dello scrutinio. Nelle scuole superiori di secondo grado, che devono per forza finire gli scrutini entro il 15 giugno in vista della maturità, gli insegnanti saranno costretti a lavorare sabato 13 e domenica 14. Intanto i docenti organizzano quadri orari che creino “staffette “ di scioperanti, infatti, basta lo sciopero di un solo insegnante (che non può essere sostituto dal Dirigente scolastico) per far saltare lo scrutinio della classe, tanto da dover essere rinviato. Da parte loro i Dirigenti scolastici tentano di arginare ciò che non può essere fermato, viste le altissime adesioni al blocco degli scrutini , con l’anticipo delle date programmate. A tal proposito nascono dei botta e risposta tra sindacati e presidi.
I primi dicono che l’anticipo degli scrutini è una cosa illegittima, perché gli studenti devono poter recuperare i loro livelli di preparazione fino all’ultima ora dell’ultimo giorno, i secondi affermano che gli scrutini prima della fine della scuola non sono impugnabili se il numero minimo di ore di lezione è stato completato.
Si ricorda che il blocco degli scrutini è l’ultimo passo di una lunga serie, infatti, le mobilitazioni si sono susseguite per tutto l’anno scolastico, dagli scioperi dell’ autunno 2014, che hanno intralciato la campagna di lancio de “La Buona Scuola”, alle poderose manifestazioni primaverili, culminate negli scioperi del 24 aprile, del 5 maggio e dell’Invalsi. Comunque la si giri, siamo in presenza di posizioni inconciliabili, che stanno facendo diventare le nostre scuole, “teatri della contrapposizione “, snaturando agli occhi dei media la vera mission del sistema istruzione: la trasmissione del sapere.