Ancora oggi, alla della riapertura delle scuole dopo la pausa natalizia, le firme contro il divieto delle supplenze continuano ad arrivare da molte città.
Tra le ultime 30 dal Fantini di Vergato (BO), 140 firme da Ravenna, 10 firme dall’Istituto Saffi, 45 dalle primarie di Ravenna Garibaldi, Pasini, Pascoli, Randi, Torre; i genitori della scuola del Parco Trotter di Milano (380 adesioni); primaria 2 Agosto Bologna (90 adesioni); 100 adesioni dall’IC di Ostellato (FE) IC Serramazzoni (MO) 30 adesioni; IC 12 Bologna (327 firme); IC Stadioborgo Milano (40 adesioni); 10 Scuola infanzia Zamboni Bologna.
In tutto sono ora oltre 5.000. Intanto nelle scuola sono arrivati i docenti dell’organico potenziato che dovrebbero potersi impegnare in progetti formulati dalle scuole e collegati alle loro competenze, invece quasi generalmente vengono utilizzati per coprire le assenze di un giorno o fino a dieci giorni. In pratica il lavoro di questi docenti viene interrotto ogniqualvolta la scuola ha bisogno di supplenti. E’ immaginabile il disagio di lavorare in questo modo e la qualità di progetti portati avanti ad intermittenza.
Nulla di nuovo invece per quanto riguarda le supplenze del personale collaboratore scolastico (proibizione della sostituzione per assenze di una settimana) e di quello di segreteria (divieto assoluto di supplire).
Mandiamo quindi l’ennesima richiesta al Governo di cancellare la norma che proibisce queste supplenze per ridare tranquillità, pulizia, efficienza e sicurezza alle nostre scuole.
Il silenzio delle componenti della società politica nazionale è scandaloso.
Chiediamo ai sindacati, che in questi mesi non hanno rilanciato la raccolta firme asserendo di essere impegnati ad ottenere la cancellazione della norma attraverso la discussione nelle sedi contrattuali con il governo, di spendere almeno ora, consapevoli di non avere avuto alcun ascolto, almeno una parola pubblica su questo tema.
Chiediamo ai partiti di occuparsi di questo problema che colpisce la quotidianità scolastica.
A tutti di risolvere il disagio creato da questa assurda norma che rende precario ogni impegno di chi oggi lavora nella scuola italiana.
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