Bocciare o non bocciare scuola? Non ammettere l’alunno all’anno successivo è un intervento realmente utile alla sua crescita o produce solo reazioni di allontanamento dalla scuola e quindi maggiori tassi di abbandono dei banchi? Il tema è divisivo anche tra gli addetti ai lavori. Ne abbiamo già riferito raccogliendo le voci di molto pedagogisti.
Che tipo di scuola sarebbe quella in cui non si boccia? A immaginarla, il pedagogista ed ex ispettore scolastico Raffaele Iosa: “Dal punto di vista della ‘architettura’ del sistema – spiega Iosa – io penso a una scuola di base di 10 anni, 5 di primaria e 5 di “media” o come la si voglia chiamare, ma con insegnanti con potente preparazione pedagogica e didattica, più da ‘maestri’ che da professori; voglio dire meno disciplinare e più attenta allo sviluppo dei ragazzi e delle ragazze. E poi tre anni di scuola secondaria flessibile, senza bocciature, ma fortemente articolata per laboratori. Ma mi rendo conto che è un sogno, del tutto irrealizzabile”.
In tanti, al contrario, credono che la scuola che abbia fatto tutto quanto era in suo potere per evitare la bocciatura, ma di fronte al permanere di scarsi risultati e impegno da parte di uno studente, sia legittimata a bocciare.
Ma cosa ne pensano i lettori della Tecnica della Scuola? Per dare voce alla loro opinione sull’argomento, abbiamo predisposto un nuovo sondaggio.
E’ una problematica che torna dopo lo stop alle bocciature voluto in piena pandemia, fine anno scolastico 2019-2020. Già nel corso dell’a.s. 2020-2021, ad esempio, i non ammessi all’esame di maturità sono stati più di 3 alunni su 100, secondo il report del ministero dell’Istruzione; un dato che diventa 1 su 100 nel caso degli esami di Stato del primo ciclo.
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