Pensionamento e previdenza

Bocciata la rivalutazione delle pensioni

La Consulta ha riconosciuto la legittimità del decreto Poletti del 2015 sulla rivalutazione delle pensioni più basse: i pensionati, che avevano fatto ricorso rimangono così a bocca asciutta, ma il Governo in brodo di giuggiole perché così evita di sborsare (e dove li avrebbe presi?) decine di miliardi di euro.

Dopo il blocco dell’adeguamento all’inflazione voluto dalla riforma Fornero, poi giudicato illegittimo dalla stessa Corte Costituzionale in quanto “violava il diritto costituzionalmente fondato” a una pensione adeguata, l’esecutivo era intervenuto ripristinandolo totalmente per le pensioni superiori di tre volte alla minima e in percentuali via via ridotte con l’aumentare dell’assegno, per lasciare del tutto fuori chi riceve un trattamento sei volte superiore alla pensione minima.

Una bocciatura del decreto avrebbe quindi costretto il governo a rimborsare tutti coloro che erano stati esclusi, sei milioni di pensionati secondo i ricorrenti.

Il supremo tribunale ha invece riconosciuto che la norma “realizza un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.

Sono pertanto state respinte le 15 censure di incostituzionalità sollevate da alcuni tribunali e da una sezione della Corte dei Conti, una delle quali riguardava proprio la “ragionevolezza del decreto”.

La spiegazione del misfatto

“La questione trae origine dal cosiddetto decreto legge “Salva Italia” che, per mettere in sicurezza i conti pubblici a fine 2011, bloccò per il biennio 2012-2013 la rivalutazione delle pensioni, salvando la perequazione solo per gli assegni di importo massimo non superiore a 1.404 euro lordi, cioè 3 volte il trattamento minimo”, spiega  il Sole 24 Ore, “con la sentenza 70/2015, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima questa disposizione, determinando però un problema per i conti pubblici, dato che il riconoscimento a posteriori del mancato adeguamento all’inflazione era stato stimato in 24 miliardi di euro”.

“Il governo, quindi”, prosegue il quotidiano economico-finanziario, “corse ai ripari nella primavera di due anni fa, varando il decreto legge 65/2017 con cui è stato introdotto un nuovo meccanismo di perequazione riferito al biennio 2012-2013 che ha stabilito la perequazione al 100% per assegni fino a 3 volte il minimo; del 40% tra 3 e 4; del 20% tra 4 e 5; del 10% tra 5 e 6; nullo per importi oltre sei volte il minimo. La conseguenza è stata una spesa per lo Stato di soli 2,8 miliardi di euro contro i 24 stimati”.

Pasquale Almirante

Articoli recenti

I Simpson, nel loro mondo c’è davvero di tutto, inclusa tanta scienza

Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “La meraviglia delle scoperte” tenuta da Dario De Santis dal titolo: “I Simpson, nel…

23/12/2024

Il 2025 sarà l’anno record di spese militari, mentre caleranno per Scuola, Ricerca e Sanità: petizione Avs per fermare nuovi carri armati e missili

"Servirebbero più risorse per la scuola pubblica e per l'istruzione per garantire il diritto al…

23/12/2024

Compiti casa, sì, no, dipende

I compiti a casa sono il momento del consolidamento e della rielaborazione delle conoscenze, e dell'esercitazione…

22/12/2024

Il Sicilia Express funziona. A casa tanti prof e studenti dalle brume del nord in treno

È partito il 21 scorso alle 15,10 da Torino Porta Nuova il "Sicilia Express", il…

22/12/2024

Concorso ordinario Pnrr 2024, non vengono valutati i titoli informatici e le certificazioni linguistiche inferiori quelle di livello C1

Una aspirante partecipante al concorso ordinario PNRR 2024 della scuola primaria e infanzia, ci chiede…

22/12/2024

Concorso docenti 2024, costituzione delle commissioni giudicatrici, presentazione della domanda

Il 19 dicembre 2024 segna un passo decisivo per l’organizzazione del concorso docenti. Con una…

22/12/2024