Tutto ebbe inizio nel 2000 quando agli esami di Stato, nonostante sia stata ammessa con 6,9, vene bocciata, contrariamente alla maggior parte dei suoi compagni di classe .
Bocciata a causa di una prova orale, giudicata in maniera “incompleta e superficiale”, secondo il parere dei giudici della terza sezione bis.
La studentessa, pronta ad iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università romana La Sapienza, ha dovuto rinunciare ai suoi piani e affrontare la bocciatura dovuta soprattutto a un’insufficienza in storia, materia che però non sarebbe stata affrontata durante il colloquio.
Sembra che la commissione dei prof esaminatori si sia accorta, proprio sul concludersi di quella sessione di esami, di aver promosso troppi studenti. Così gli ultimi dell’elenco sono rimasti vittime di un calcolo sbagliato, e sono stati rimandati, a quanto pare, solo per far tornare i conti.
Questa scellerata decisione avrebbe dunque, non solo rallentato la sua carriera, ma anche una depressione di cui ancora oggi porta i segni, essendo rimasta invalida per un buon 8%.
La ragazza, dopo oltre 10 anni di peregrinazioni giudiziarie, ha avuto così riconosciuta la sua ragione dal Tar che ha imposto alla scuola un risarcimento di 17.640 euro, escluse le spese di giudizio.
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