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Bocciato alla maturità fa ricorso: orale breve, ha avuto Covid, tre lutti e un intervento alle tonsille. Il Tar lo rigetta

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April 01, 2025

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Uno studente di un liceo di Rimini che è stato bocciato alla maturità ha deciso di fare ricorso di fronte al Tar ma i giudici hanno dato ragione alla scuola. La motivazione? “I docenti mi hanno bocciato senza tenere conto delle difficoltà della pandemia su noi studenti”. Lo riporta Open.

Insomma, secondo lui non sarebbe stato preso in considerazione l’impatto del Covid nelle giovani generazioni tra Dad e isolamento, che è stato senza dubbio enorme. Ma secondo il Tribunale non tanto da “giustificare” la modifica della bocciatura decisa dai docenti.

Il ragazzo ha sostenuto la maturità nel 2022 e aveva ottenuto un punteggio di 56/100, inferiore alla soglia minima di 60 necessaria superare l’esame. L’unico bocciato di tutto l’istituto: altri candidati ammessi all’esame con alcune insufficienze sono stati promossi.

Le contestazioni

Lo studente ha sollevato diverse contestazioni: a suo dire, la valutazione dei suoi professori sarebbe stata superficiale, la prova orale si sarebbe svolta in tempi troppo ristretti (“20 minuti anziché i 60 previsti”) e il giudizio finale si sarebbe limitato a un punteggio numerico privo di una reale motivazione. Ha poi denunciato di non aver avuto modo di discutere le proprie prove scritte con i docenti, elemento che, secondo lui, avrebbe compromesso il suo diritto a una valutazione corretta ed equa.

Lo studente poi ha tirato in ballo la sua storia personale: aveva contratto il virus due volte, con conseguenze da long Covid, e nel 2019 si era sottoposto a un intervento di asportazione delle tonsille. Inoltre la sua famiglia aveva subito “tre lutti in poco tempo”. Secondo lo studente, tutti questi elementi dovevano essere presi in considerazione dalla commissione d’esame.

Il Tar, però, ha rigettato tutte le contestazioni dello studente. Nella sentenza, i giudici hanno chiarito che non vi è alcun obbligo di discutere le prove scritte durante il colloquio orale e che non esiste un tempo prestabilito per la durata dell’esame, rendendo così infondate le lamentele del ragazzo sui tempi ristretti.

Quanto all’impatto psicologico della pandemia sullo studente, il Tribunale ha stabilito che questi fattori avrebbero potuto influire sul percorso scolastico e sui crediti formativi, ma non possono di certo essere determinanti nella valutazione finale dell’esame di maturità, oltre al fatto che lo studente non aveva alcuna documentazione che dimostrasse un collegamento diretto tra le difficoltà vissute a causa della pandemia e l’esito negativo dell’esame. Anche l’accusa di disparità di trattamento in quanto unico bocciato dell’istituto non ha trovato riscontro per assenza di prove. Per questi motivi, il Tar ha dato ragione alla scelta della scuola e ha condannato il giovane a pagare 2mila euro di spese legali.

Alunno bocciato alla maturità in pandemia, famiglia fa ricorso e accusa la Dad: respinto

Un caso simile ha avuto lo stesso esito: qualche mese fa i giudici hanno respinto il ricorso di uno studente di Saronno bocciato agli esami che ha chiesto di annullare la decisione dei docenti. 

Il giovane, iscritto ad un liceo scientifico, aveva portato avanti il ricorso dicendo: “la didattica a distanza è stata meno efficace di quella in presenza e l’aumento del peso dei crediti scolastici mi ha penalizzato”. Insomma, secondo il ragazzo tra le cause della bocciatura c’era anche il fatto di non aver potuto fare didattica in presenza nei mesi prima della maturità, nel momento in cui è scoppiata la pandemia in Italia.

I giudici si sono dovuti così trovare a giudicare quasi l’efficacia della tanto demonizzata Dad. Nel ricorso, lo studente bocciato lamentava che l’introduzione della didattica a distanza avesse rappresentato un serio ostacolo per gli studenti, penalizzando soprattutto quelli “sprovvisti di strumenti tecnologici adeguati o di una connessione internet stabile per seguire le lezioni”.

Tutte le motivazioni sollevate dallo studente non hanno in alcun modo convinto il Tar del Lazio, che ha respinto ogni singola contestazione, facendo innanzitutto riferimento al fatto che le misure straordinarie adottate dal Ministero dell’Istruzione erano giustificate dall’eccezionalità della pandemia.

LEGGI LA SENTENZA