Quante possibilità di riuscita può avere la contestazione plateale di un intraprendente studente sardo, che ha deciso di incatenarsi davanti al suo liceo cagliaritano per convincere la commissione d’esame a rivedere la decisione di bocciarlo alla maturità dopo lo svolgimento di tutte le prove? A dire il vero pochissime, visto che il parere dei docenti che compongono la commissione, in quel contesto considerati pubblici ufficiali, è a norma di legge insindacabile. A meno che nella fase di correzione delle verifiche i vari commissari o il presidente non siano incappati in qualche errore formale, l’esito non cambierà.
Fa però riflettere non poco l’atteggiamento assunto dal giovane. Dietro la sua contestazione ai modesti punteggi acquisiti in occasione delle quattro prove svolte (20 su 45 agli scritti, e 15 su 30 all’orale, a cui va aggiunta la “dote” di altri 15 punti per i crediti accumulati nell’ultimo triennio, per un voto finale di 50 punti), non è difficile cogliere la crescente mancanza di fiducia dei nostri giovani (spesso supportati dalle famiglie) per l’attuale corpo insegnante italiano.
Qualche decina d’anni fa sarebbe stato impensabile assistere ad una scena come quella di cui il 25 agosto si è reso protagonista il 18enne di Capoterra: l’idea di dover fare lo studente pendolare per un altro anno, far slittare programmi lavorativi o universitari, lo ha evidentemente accecato di rabbia. Che si è ulteriormente acuita quando ha avuto accesso agli atti per far visionare le prove svolte ad altri insegnanti: questi avrebbero detto, infatti, che il giovane non meritava i punteggi modesti che si è invece ritrovato.
Da qui la protesta del 18enne: “mi merito il diploma e la possibilità di iscrivermi all’università, ma non il prossimo anno: protesterò pacificamente sino a quando non vedrò che la commissione rivaluterà le mie prove ed i miei studi”, ha spiegato ai cronisti mentre era incatenato.
L’ultima parola sarà quella degli ispettori, che nei prossimi giorni l’amministrazione invierà presso il liceo Classico Siotto di Cagliari: dovranno verificare se la Commissione ha usato la mano pesante oppure se la bocciatura era inevitabile. Ma se la decisione dovesse essere messa in discussione, come auspicato dal ragazzo respinto, non si creerebbe un pericoloso quanto invitante precedente di cui potrebbero avvalersi i non pochi bocciati (circa 150.000, pari al 18% del totale, suddivisi per tutti gli ordini di scuola) che ogni anno i Consigli di Classe decidono di decretare?