Ma non è la prima volta, né sarà l’ultima. Tuttavia stavolta la motivazione dei giudici è singolare: l’insufficienza in una sola disciplina non può impedire l’ammissione dello studente all’anno successivo.
L’alunno infatti non sarebbe riuscito a recuperare l’unica insufficienza, italiano, durante l’estate e a settembre, non superato l’esame, sarebbe stato bocciato. Scrivono i prof del consiglio di classe: «L’alunno non ha colmato con lo studio le lacune emerse nello scrutinio di giugno. Per questo il consiglio di classe ritiene che lo studente non abbia raggiunto le conoscenze e le competenze minime e delibera a maggioranza la non ammissione alla classe successiva».
E inoltre: «Impegno non adeguato nello studio domestico. Metodo di studio non adeguato. Difficoltà di elaborazione di concetti. Partecipazione discontinua al dialogo educativo. Recupero in itinere negativo».
Ma il Tar, al quale i genitori si rivolgono, ammettono il ragazzo alla classe successiva, motivando, in riferimento alla bocciatura: «il collegio ritiene che tale giudizio non dimostri come e perché la ritenuta insufficiente preparazione in italiano influisca sulla possibilità dell’alunno di affrontare la classe successiva, tenuto conto del fatto che i voti riportati nelle altre materie erano tutti superiori o pari alla sufficienza, denotando quindi il possesso di adeguate competenze. Il giudizio negativo, dovendosi esprimere sulla base di una valutazione complessiva dello studente, deve dare atto non solo della insufficiente preparazione dell’alunno riguardo agli argomenti del programma ma anche dell’influenza di questa sulla sua capacità di seguire proficuamente le materie del successivo anno di corso». «La norma è chiara – afferma l’avvocato del ragazzo – e prevede che il giudizio non possa limitarsi alla valutazione negativa sulla singola disciplina, ma debba giudicare complessivamente le competenze dello studente e le sue capacità potenziali di recupero sull’anno successivo. Oltretutto parliamo di italiano, una materia non certo caratterizzante un percorso di studi all’interno di una scuola professionale».
Un grande preside raccomandava ai suoi docenti: evitate quanto più è possibile di bocciare, ma se lo fate, fate azione di killeraggio con le parole. Pietro Citati invece, durante il breve periodo del suo insegnamento in un avviamento professionale, parlava ai suoi ragazzi di autori di cui mai più con ogni probabilità avrebbero udito i versi e gli scritti, e li promuoveva.
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