Un’abitudine che sta diventando sempre più frequente. È quella di contestare una decisione dei professori, la bocciatura, e di ricorrere al Tribunale. Ma spesso il tentativo dei genitori di salvare l’anno dei propri figli, non va a buon fine, perché il Tar nella maggior parte dei casi, respinge i ricorsi, dando ragione alla scuola.
I motivi della chiamata in causa del Tribunale sono diversi, dalle insufficienze “non gravi” che hanno determinato la bocciatura alle verifiche troppo ravvicinate che non hanno permesso allo studente di prepararsi a dovere, fino agli aspetti formali come la mancanza delle firme del presidente e del segretario sul verbale del consiglio di classe che certifica la bocciatura. Come riporta la testata “Leggo” in un caso è stato chiesto alla scuola un risarcimento tra i 100mila e i 700mila euro e sono stati dieci i ricorsi presentati a settembre nel solo Tribunale di Lecce.
Alla base di queste decisioni dei genitori c’è spesso l’accettazione del giudizio, come affermano i presidi. E spesso si pensa di dover iperproteggere i propri figli. Secondo i professori spesso è l’atteggiamento delle famiglie ad essere sbagliato, visto che non si comprendono i motivi della bocciatura. Quest’ultima può anche aiutare a crescere l’alunno. Insomma si guarda quasi sempre al voto e non alla crescita.
A dar manforte ai prof ci sono anche gli aspetti formali. Con 3 o 4 materie insufficienti, la non ammissione è corretta, come d’altronde sentenzia spesso il Tar. La richiesta delle scuole invece è quella che anche famiglie e ragazzi facciano la propria parte.
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