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“Body Talk”, a scuola per migliorare l’autostima

Lezioni di autostima per prevenire la piaga dell’anoressia e di altri disturbi del comportamento alimentare: è ciò che si prefiggono una serie di corsi di ‘Body Talk’ attivati in 12 istituti di quattro grandi città – Milano, Venezia, Bologna, e Roma – con l’intento di offrire agli adolescenti il necessario supporto psicologico per sviluppare la coscienza delle proprie potenzialità e attitudini nella vita professionale e privata. E’ sintomatico quanto sia sempre più allarmante, infatti, l’incidenza dei disturbi del comportamento alimentare tra gli adolescenti: il fenomeno si sta espandendo e colpisce oltre alle ragazze, anche gli adolescenti maschi e sempre più la fascia di donne adulte tra i 35 e i 40 anni. Secondo un recente rapporto internazionale sulla ‘Bellezza 2006’, condotto su 3.300 donne dai 15 ai 64 anni di dieci diversi paesi e realizzato da ‘Strategy One’ in collaborazione con Susie Orbach (cofondatore del Women’s Terapy Institute di New York) e Nancy Etcoff (psicologa presso l’Harvard Medical School), il 95% della popolazione femminile intervistata desidererebbe cambiare qualcosa del suo aspetto fisico. Al primo posto, naturalmente, il peso. Si tratta di una tendenza molto preoccupante soprattutto nel nostro Paese, dove almeno il 34% delle ragazzine tra i 15 e i 17 anni soffre o ha sofferto di disturbi alimentari contro una media a livello mondiale che oscilla attorno ad un 10%.
Quest’anno gli studenti coinvolti nei corsi di “Body Talk” sono stati mille: tutti hanno avuto la possibilità di seguire gli incontri coordinati dagli psicologi e dagli psicoterapeuti coordinati dall’istituto cooperativo milanese ‘Il Minotauro’. Gli interventi sono stati diversificati a seconda dell’età dei partecipanti: nelle scuole medie gli spunti critici sono stati ricavati da disegni e collages realizzati dai ragazzi e rappresentanti il loro ideale estetico, mentre alle superiori l’attenzione è stata rivolta sugli stereotipi di bellezza del mondo moderno e sulle interferenze degli interessi commerciali sulla costruzione dei modelli estetici dominanti.
In corrispondenza della fine dell’anno scolastico verrà anche organizzato un incontro nazionale per un bilancio dell’iniziativa e per verificare le correzioni da applicare per i futuri progetti: tra gli obiettivi che gli organizzatori si sono posti per il 2006 c’è già quello di allargare il numero di scuole coinvolte, anche duecento istituti, e di studenti, fino a sessantamila.
Secondo gli esperti la scuola infatti ha il dovere di affiancarsi alla famiglia nel tentativo di ‘immunizzare’ gli adolescenti dall’influenza di modelli devianti. L’istituzione scolastica ha infatti l’obbligo di sostenere la famiglia in questo duro compito, soprattutto per ciò che riguarda le delicate tappe formative dell’adolescente. Secondo Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’ università “La Sapienza” di Roma “la scuola ha l’importante compito di esprimere discontinuità rispetto alle ‘mode d’epoca’. I vizi e le distorsioni generati dai modelli dominanti, come ad esempio la smania di apparire o gli ideali utopici di perfezione, hanno maggiore possibilità di essere ridimensionati se attaccati nel momento in cui si formano, ovvero, quando ancora non sono cristallizzati”.
Alessandro Giuliani

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