Tito Boeri, già presidente dell’Inps ed economista del lavoro, parlando con La Stampa, dopo avere precisato che il dramma dei commercianti è reale anche per causa delle chiusure di Natale e che bisogna trovare un modo per compensarli, ha aggiunto : “Mi auguro che le riaperture dei negozi non provochino un ritardo per le scuole a gennaio. In giro per il mondo la scuola viene considerata una priorità strategica. Da noi è avvenuto esattamente il contrario: prima si è pensato a ristoranti e discoteche, solo in seconda battuta a garantire l’istruzione a tutti”.
E a proposito dei presunti contagi a scuola, ha precisato: “Diversi studi internazionali hanno osservato l’andamento dei positivi nelle scuole fra metà settembre e metà novembre. Ebbene, nessuno di questi ha dimostrato una particolare diffusione del virus. Il contagio sembra essere semmai nel tragitto verso la scuola. Certo, se avessimo resi pubblici i dati sui tracciamenti potremmo dirlo con maggiore precisione”.
Per questo, secondo Boeri, bisogna riaprire le scuole il 7 gennaio: “Dobbiamo essere consapevoli di cosa significa non farlo. In Campania le scuole – dagli asili ai licei – sono rimaste aperte da settembre appena 19 giorni. Stiamo parlando di intere generazioni che rischiano di restare fuori dal mercato del lavoro. La scuola è l’unico ascensore sociale rimasto. Tenere chiuse le scuole significa condannare i figli degli immigrati a non parlare l’italiano. Significa creare problemi di socializzazione e pedagogici agli adolescenti più indisciplinati. Significa creare problemi di nutrizione: basti pensare al ruolo della mensa per i bambini che vivono in situazioni di disagio”.
“Nel Recovery c’è a disposizione molto cemento per le costruzioni e le pale eoliche, meno per quello che può evitare la disgregazione sociale. Piuttosto che concentrarsi sulla ripresa, quei fondi dovrebbero essere utilizzati per tenere insieme la società”.
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