La notizia è del Columbia Tribune, quotidiano del Missouri: subito dopo le elezioni largamente vinte nello scorso mese di dicembre, il nuovo presidente boliviano ha annunciato che provvederà a tagliare il suo compenso del cinquanta per cento, accontentandosi di 2.300 dollari al mese invece degli oltre 4.000 del suo predecessore, e che gli stipendi dei suoi ministri non saranno aumentati. Con i risparmi ottenuti sarà possibile procedere all’immediata assunzione di dieci docenti, considerato che il salario di un professore con dieci anni di anzianità è di circa 250 dollari al mese. Ovviamente, Morales non intende risolvere così il problema dell’istruzione in Bolivia, uno dei Paesi più poveri del continente, il cui fabbisogno di docenti si aggira intorno alle seimila unità. Tuttavia, con questo provvedimento simbolico il presidente ha voluto sottolineare che non dimentica gli obiettivi prioritari esposti in campagna elettorale e che gli hanno consentito di vincere le elezioni: lotta alla corruzione politica, uguaglianza e giustizia sociale. Tutto ciò – ricorda il presidente – passa attraverso l’istruzione, unica via per costruire coscienze libere e consapevoli dei propri diritti. Una verità, questa, che i governanti di tutti i Paesi, anche i più ricchi e soprattutto quelli che considerano la scuola come il bacino d’utenza dell’impresa, dovrebbero tenere bene a mente.