Lo scorso 21 novembre, la Giunta Comunale di Bologna ha proposto una modifica del regolamento e della Carta dei servizi della scuola dell’infanzia: ovvero si passerà da la gratuità della frequenza ad una tassa di frequenza onnicomprensiva.
Ovviamente, ancora non è ancora deciso nulla, ma le proteste già non si contano.
La vicenda viene riportata dalla pagina bolognese del Corriere della sera.it, dove si spiega che tale manovra da parte del Comune felsineo, è in realtà da ricondurre alla lotta al panino: infatti, Palazzo d’Accursio ha deciso di introdurre una tariffa di frequenza onnicomprensiva, il cui costo, sarà equivalente a quello in essere relativo al costo della refezione, basato sulla propria fascia Isee. Da questa tariffa di frequenza verranno decurtate, proprio come avviene oggi, le eventuali assenze del bambino. Ma se una famiglia deciderà di non far mangiare il figlio a scuola, il costo della scuola non sarà più pari a zero. “In quei casi, che sono pochissimi — spiegano dal Comune — si stabilirà con la famiglia, in base alle esigenze, la cifra dovuta per la frequenza”.
Quindi, l’iniziativa è stata proposta per contrastare il panino da casa. Tale giustificazione si rintraccia infatti, chiaramente, nella nuova Carta dei servizi, in un passaggio preciso: “La somministrazione dei pasti da parte della scuola è parte integrante e non scindibile dell’organizzazione del servizio di scuola d’infanzia per le sue finalità educative, la cui fruizione non è soggetta a contribuzione autonoma, ma nell’ambito di corresponsione di una tariffa di frequenza della scuola”.
In poche parole, che il bambino mangi o meno a scuola, questa tariffa dovrà essere comunque pagata. Anche il vicesindaco e assessore alla Scuola Marilena Pillati, difende l’operazione e spiega: “Evocare la lesione di principi costituzionali è davvero singolare: già oggi la frequenza alla scuola d’infanzia non è gratuita, perché chiunque iscriva il proprio bambino già oggi paga una tariffa per il servizio di refezione, esattamente allo stesso modo nella scuola comunale e in quella statale. Le famiglie continueranno a pagare le stesse somme. Il pasto consumato a scuola ha un valore sul piano educativo e della salute dei bambini”.
“In questo modo — fa sapere il Comitato Scuola e Costituzione — si scaricano sui genitori i costi di gestione, si equipara definitivamente la scuola comunale a quella privata e si stacca definitivamente la scuola comunale da quella statale, che resta gratuita. Chiediamo l’immediato ritiro di tale proposta”.
Se così non sarà, il comitato darà battaglia: «La giunta — dice Moretto — continua a finanziare con un milione all’anno la scuola privata e introduce la retta di frequenza alle comunali, in palese dispregio della volontà popolare che 4 anni fa si è espressa con un referendum approvato con il 59% per spostare tutti i fondi pubblici a favore delle scuole comunali e statali per garantirne la gratuità”.
Proteste anche dalla Flc Cgil: non possiamo accettare il familismo amorale dilagante, quello che blandisce le famiglie, carica su di loro responsabilità ma nel contempo riduce le risorse, privatizza i servizi tanto da creare condizioni di vantaggio al privato rispetto al pubblico, dicono i sindacalisti: “siamo consapevoli che i diritti dei bambini hanno un costo e che implicano delle scelte di priorità ma assai grave è dimenticare di rispettarli e considerarli sempre negoziabili, scegliendo di trasformare il diritto costituzionale all’istruzione in un indicatore economico. Per questo, chiediamo con forza il rispetto della Costituzione e della legge per garantire la gratuità delle scuole comunali di Bologna. Saremo vigili e pronti a tutte le azioni di rivendicazione necessarie: i bambini ne hanno il diritto. Per noi è un dovere farlo.”
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