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Bonus 18App, il prof Galiano sarcastico sull’abolizione: “si correva il rischio di avere giovani in grado di pensare con la propria testa”

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Come abbiamo anticipato nei giorni scorsi, è stato presentato un emendamento alla Legge di Bilancio soppressivo del 18 App, il bonus dedicato ai neomaggiorenni del valore di 500 euro attivo dal 2017 da spendere in prodotti ed eventi culturali. A farsi portavoce di questa richiesta sono stati alcuni parlamentari della maggioranza, tra cui il presidente della Commissione cultura della Camera Federico Mollicone (FDI) e l’onorevole Rossano Sasso (Lega), ex sottosegretario all’Istruzione.

Gli studenti non hanno preso benissimo questa richiesta. Infatti, uno studente del Tasso di Roma, Alessandro, ha lasciato a Repubblica un suo sfogo: “Ci contavo davvero. Compro libri, vado alle mostre, ai concerti, 500 euro per un ragazzo sono una somma importante, avevo già in mente una lista di come li avrei spesi. Il bonus ha invogliato un sacco di miei coetanei a fare esperienze che portano a costruirsi una propria capacità critica. Ma forse è proprio questo che spaventa il governo. E poi dove andrebbero a finire i fondi dell’App18?”

A intervenire nella polemica è stato anche il prof. Enrico Galiano, scrittore e “influencer”, che ha scritto per Il Libraio, una lista di motivazioni ironiche sul perché dovrebbe essere abolita la 18 App.

“E ora tutti si scagliano contro la decisione del nuovo governo di abolire la 18 App, il contributo di 500 euro che ogni anno lo Stato destinava ai neodiciottenni perché lo usassero in libri, biglietti del cinema, ingressi nei musei, corsi di formazione.

E invece è qui che vi sbagliate! Io sono non solo favorevole, ma favorevolissimo a questa decisione, per i seguenti motivi:

– I libri fanno perdere tempo

Cioè, parliamone: leggere un libro richiede giorni interi! Giorni che potranno ora essere spesi molto meglio, per esempio nella ricerca di un lavoro che, essendo sempre più difficile da trovare, richiede appunto molto più tempo.

– I libri aumentano il tasso di disoccupazione

Leggere tanto porta a un certo punto a sviluppare un pensiero critico: niente di più pernicioso se hai diciotto anni e vuoi trovare lavoro in Italia! Già, perché chi ha un pensiero critico finisce poi per dire di no a tutte quelle vantaggiosissime offerte di lavoro a sei euro l’ora e straordinari ordinari! E così rimane disoccupato!

– I libri rovinano il curriculum

Come l’incipit folgorante del film Smetto quando voglio insegna, di solito i datori di lavoro sentono un forte complesso di inferiorità verso chi magari si è fatto una cultura, e tendono a guardare con sospetto chi nel curriculum scrive fra le proprie passioni “leggere”. Meglio lasciarlo immacolato, quel curriculum e, alla voce “passioni”, scrivere solo “Calcio e videogiochi”.

– I libri interrompono lo sviluppo

Ecco: per non parlare del fatto che quei cosi son fatti di carta! Pesano un sacco! E trasportarli rischia di compromettere le già fin troppo esili spalle dei nostri pargoli!

– I libri sono noiosi

Leggere porta a immaginare e riflettere: vuoi mettere quanto è più facile e divertente vedersi delle immagini già belle pronte e papparsi delle riflessioni già confezionate? In realtà con questa operazione si vuole fare un regalo ai nostri ragazzi!

In conclusione: meno male che la 18 App non ci sarà più: si correva il grosso rischio, fra qualche anno, di ritrovarci con una generazione in grado di pensare con la propria testa. Ed è questo il pericolo che molti vogliono scongiurare“.