La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel secondo appuntamento con il format online Gli appunti di Giorgia, ha fatto il punto sull’attualità politica. Tra le tematiche affrontate, com’era prevedibile, c’è anche l’emendamento alla Legge di Bilancio soppressivo del 18App, il bonus dedicato ai neomaggiorenni del valore di 500 euro attivo dal 2017 da spendere in prodotti ed eventi culturali, presentato tra gli altri, dal presidente della Commissione cultura della Camera Federico Mollicone (FDI) e dall’onorevole Rossano Sasso (Lega).
La premier ha voluto chiarire alcuni aspetti della faccenda: “Negli ultimi giorni è montata la polemica su questo emendamento presentato dai partiti della maggioranza sul tema del bonus ai diciottenni per la cultura. Non vogliamo abolirlo, crediamo sia molto importante avvicinare i giovani alla cultura”, ha esordito.
A quanto pare quindi il bonus di 500 euro non sarà eliminato, ma seguirà precisi criteri per la sua assegnazione, soprattutto quello relativo al reddito. Insieme ad esso sarà introdotta, a quanto pare, un’altra carta: “Parallelamente a quello che già c’è il ministro Sangiuliano sta lavorando a una carta cultura per favorire i contenuti culturali dei giovani, per dare loro ulteriori possibilità”.
“Sicuramente 18App è una misura che va rivista. Perché questi 500 euro vengono riconosciuti a tutti indipendentemente dal reddito. Non c’è ragione per cui debbano averli i figli di un milionario, dei parlamentari o mia figlia quando li compirà. Mentre la stessa misura concentrata sui redditi più bassi può essere molto più impattante. Cedo che vada introdotto un limite di reddito per chi accede a questa misura. Credo che vadano meglio definiti i contenuti e le cose che si possono acquistare con queste risorse e credo anche che occorra lavorare un po’ sulle truffe”, ha aggiunto.
“Confermo che intendiamo modificare questa norma senza però togliere queste risorse alla loro destinazione originaria, ossia i giovani e la cultura”, queste le parole della presidente del Consiglio. La notizia di una possibile eliminazione del bonus 18App ha fatto infuriare molti personaggi, da Matteo Renzi al professore Enrico Galiano.
Il mondo dell’editoria, però, sostiene che il bonus debba essere elargito senza alcuna distinzione: “La 18App deve continuare a essere a favore di ogni ragazzo e ragazza che diventa maggiorenne, senza alcuna distinzione, perché la cultura è libertà ed è per tutti, così come lo è la scuola pubblica. Lo chiede il mondo del libro unito – autori, editori, librai, cartolibrai, bibliotecari – di fronte alle ipotesi di legare l’elargizione dei 500 euro per consumi culturali al reddito familiare attraverso l’Isee”, riporta un comunicato.
“La carta cultura per i neomaggiorenni è il primo momento in cui lo Stato entra in relazione con il ragazzo e la ragazza diventati adulti, è il modo in cui il Paese accompagna la sua nuova cittadinanza riconoscendone al contempo la libera espressione culturale, la sua capacità di prendere decisioni autonome. Legare la carta cultura al reddito, cancellarne il carattere universale, vuol dire svilirne la natura, che è quella di essere uno sprone verso ogni nuovo cittadino alla partecipazione attiva alla vita culturale”. È quanto scrivono in un appello congiunto tutte le associazioni di settore: AIE – Associazione Italiana Editori, ADEI – Associazione degli Editori indipendenti, ALI – Associazione Librai Italiani, SIL – Sindacato Italiano Librai, Federcartolai Confcommercio, AIB – Associazione Italiana Biblioteche, SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, SLC-Cgil Sezione Nazionale Scrittori.
“Proprio l’universalità della misura, inoltre, è alla radice del suo successo nel promuovere la lettura, come certificato dall’Istat: nei primi tre anni il bonus ha permesso una crescita della lettura nella fascia d’età 18-21 anni dal 46,8% al 54%. Dopo la sua approvazione in Italia, che ha avuto un impatto positivo su tutta la filiera e sulla diversità e ricchezza della produzione libraria, misure simili, sempre universalistiche, sono state adottate in molti altri Paesi europei”, si conclude il messaggio.
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