Di fronte alla tante difficoltà che la didattica distanza sta rilevando, comprese le furberie di tanti i ragazzi con le loro costante neghittosità, gli sbandamenti di taluni insegnanti e le spesso fumose indicazioni ministeriali, c’è pure quella, tante volte segnalata, relativa alla mancanza degli strumenti tecnologici in dotazione agli alunni e in modo particolare a coloro le cui condizioni finanziarie familiari non consentono spese non strettamente necessarie, come appunto l’acquisto di un computer o di un tablet per interagire col prof.
A tale proposito viene pure segnalato, per evitare altre spese dello Stato, in trincea per combattere il Covid-19 a colpi di finanziamenti e di spese ingenti, di dirottare il “Bonus” cultura di 500 euro ai 18enni per l’acquisto proprio di computer e tablet che l’attuale normativa però non consente.
Infatti questa erogazione, destinata esclusivamente a giovani italiani e stranieri residenti in Italia che hanno compiuto 18 anni, consente solo nella possibilità di acquistare oggetti e attività culturali come libri, biglietti per concerti, mostre, fiere, musei, spettacoli teatrali, cinema, concerti, tutte attività fra l’altro attualmente non fruibili a causa proprio delle disposizioni per contrastare la diffusione della pandemia da virus che sta mettendo in ginocchio pure la nostra economia.
È vero che all’articolo 120, comma b) vengono stanziati “70 milioni di euro nel 2020, a mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso, dispositivi digitali individuali per la fruizione delle piattaforme di cui alla lettera a), nonché per la necessaria connettività di rete”, ma è anche vero che se venisse convertito quel buono qualche risparmio si potrebbe pure ottenere.
Fra l’altro il decreto sottolinea il “comodato d’uso” e quindi l’impegno restituire il dispositivo tecnologico a conclusione dell’emergenza, mentre in quel modo, sfruttando cioè il “bonus cultura”, esso rimarrebbe sempre nelle disposizione dello studente e comunque del giovane fruitore.
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