Personale

Bonus 200 euro, il paradosso: esclusi i docenti precari, che ne hanno più bisogno

Come abbiamo più volte anticipato, in questi giorni il mondo della scuola che beneficia di contratti a tempo indeterminato (o con scadenza il 31 agosto) sta ricevendo, al pari degli altri settori pubblici, il bonus da 200 euro, a compensazione della crescita dell’inflazione, spinta in alto anche dal conflitto in Ucraina che ha immediati effetti sul costo dell’energia e non solo.

Il problema riguarda il fatto che questo contributo una tantum con cui il Governo intende aiutare le famiglie in difficoltà, paradossalmente non arriva nelle tasche di chi ne ha più bisogno: i lavoratori precari della scuola con contratto al 30 giugno.

Le proteste si sollevano da più parti: “In molti ancora non hanno avuto nulla”. Lo dichiara in una nota il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura e Istruzione di Montecitorio, Manuel Tuzi. “Rimane incomprensibile che sia stata esclusa dal beneficio proprio la fascia più debole. Un pasticcio paradossale che va urgentemente sanato”.

Ma anche chi ne ha diritto in alcuni casi non ha ancora ricevuto il bonus, segnala il capogruppo a 5 Stelle: “Si è parlato di cedolini extra ma temiamo ci sia di più: per avere i 200 euro bisogna aver usufruito dell’esonero contributivo dello 0,8 per cento per almeno una mensilità nel primo quadrimestre e ad oggi non è chiaro quanti docenti possano effettivamente veder riconosciuto il bonus”.

Erogazione automatica del bonus

Ribadiamo che per i dipendenti pubblici, compreso il personale della scuola, il bonus sarà erogato in automatico, senza necessità di alcuna dichiarazione. La conferma è arrivata con il Decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, recante “Misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali e di rilascio del nulla osta al lavoro, Tesoreria dello Stato e ulteriori disposizioni finanziarie e sociali”, pubblicato nella G.U. Serie Generale n.143 del 21/06/2022.

Perché molti docenti precari ne restano fuori?

I docenti precari con contratto in scadenza al 30 giugno non godono di un rapporto di lavoro attivo al primo di luglio, ma non rientrano nemmeno nella categoria dei disoccupati in quanto non hanno maturato il requisito della titolarità di un trattamento di disoccupazione a giugno. La sezione economica del Corriere spiega infatti che la Naspi scatta a partire da 8 giorni dopo l’interruzione del lavoro, per cui partendo a luglio non fornisce il requisito.

Carla Virzì

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