In questo mese, sarà erogata l’indennità di 200 euro prevista dal Decreto Legge n. 50 “Aiuti” del 17 maggio 2022, indennità che spetta a tutto il personale della scuola con reddito annuale inferiore a 35mila euro.
Poiché – com’è noto- le retribuzioni del personale scolastico non sono particolarmente alte, i dipendenti del comparto scuola dovrebbero in larga parte beneficiare di tale sostegno.
In teoria, il bonus sarebbe destinato anche ai precari della scuola.
Senonchè, poiché l’erogazione avverrà unitamente allo stipendio di luglio, la stragrande maggioranza dei precari (che cessano dal servizio al termine delle lezioni o al termine delle attività didattiche, dunque al massimo a fine giugno) di fatto non avrà modo di percepire alcuna indennità.
La normativa non prevede espressamente l’esclusione dei precari dal bonus.
Tuttavia, le modalità di erogazione previste sono tali da impedire di fatto ai precari di percepire il bonus.
Infatti, il beneficio viene erogato nei confronti dei dipendenti direttamente dal datore di lavoro con lo stipendio di luglio o dei disoccupati/pensionati (da parte dell’INPS).
In quest’ultimo caso, il bonus viene erogato in favore dei disoccupati che hanno percepito, per il mese di giugno 2022, le prestazioni NASPI.
Nel caso della scuola, però, il precario con contratto al 30 giugno non ha percepito le prestazioni NASPI nel mese di giugno (in quanto non disoccupato) e, nello stresso tempo, non percepirà neppure lo stipendio di luglio, in quanto licenziato entro il 30 giugno.
Che l’esclusione sia stata inizialmente frutto di una modalità perversa è confermato dal fatto che i precari con contratto al 31 agosto percepiranno regolarmente il bonus.
Ma che non si tratti di una semplice dimenticanza, è dimostrato dal fatto che – nonostante tutte le segnalazioni da parte dei sindacati della scuola – nessuna fumata bianca è giunta da Viale Trastevere.
Dunque, il Ministero- pur essendo a conoscenza dell’ennesima discriminazione che si sta perpetrando- non ha intenzione (almeno per ora) di dare indicazioni per consentire ai precari di beneficiare del bonus.
La normativa che prevede l’erogazione è contenuta -non a caso- nel decreto “Aiuti”.
Ma se è certamente innegabile che le famiglie italiane hanno bisogno di un solido aiuto in un momento tanto difficile, è altrettanto innegabile che di tale aiuto hanno ancora più bisogno le famiglie di quei lavoratori precari che nel mese di luglio sono stati licenziati.
Ma dal Ministero non è giunta alcuna indicazione per dare una boccata di ossigeno ai precari della scuola rimasti privi di lavoro.
Sono tante le occasioni in cui la Corte di Giustizia europea è intervenuta per deplorare il trattamento discriminatorio riservato dallo Stato Italiano ai dipendenti precari del comparto scuola.
Ci si ricorderà della “sentenza Mascolo”, con la quale è stato stigmatizzato l’abuso nel ricorso al contratto a termine nel comparto scuola (oltre 10 anni senza indire concorsi, che pure dovevano celebrarsi con cadenza triennale per espressa disposizione di legge).
Un altro abuso è stato individuato nel mancato riconoscimento della progressione stipendiale in favore dei precari, retribuiti sempre con lo stipendio base, pur avendo a volte anche dieci anni e più di servizio.
Su tale scia, è stato riconosciuto ai precari il diritto all’inquadramento nella più favorevole fascia stipendiale “da 3 a 8”, qualora fossero stati assunti con contratto a tempo determinato prima della modifica in pejus delle fasce stipendiali, disposta a seguito dell’accordo del 4 agosto 2011.
Un’altra discriminazione è stata individuata per la ricostruzione di carriera, laddove il servizio pre-ruolo oltre il quarto anno viene riconosciuto nella misura dei 2/3, piuttosto che per intero.
E, appena un mese fa, è giunta dalla CGUE l’ennesima censura nei confronti dello Stato italiano, per la mancata erogazione della Carta docenti nei confronti degli insegnanti precari.
Com’è noto, il bonus consiste in una misura una tantum che certamente non risolverà i problemi delle famiglie italiane.
Tuttavia, non appare certamente accettabile che da tale misura siano esclusi proprio coloro che ne hanno maggior bisogno.
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