Per la formazione obbligatoria degli insegnanti, potrà essere utilizzato anche il bonus da 500 euro per l’aggiornamento professionale emesso dal Miur.
È quanto si evince dalle informazioni ricevute nel corso della presentazione del piano nazionale della formazione obbligatoria degli insegnanti, svolta al ministero dell’Istruzione.
La somma annuale per l’autoaggiornamento è quindi in procinto di essere erogata, entro alcune settimane, a tutti gli insegnanti di ruolo della scuola pubblica: solo che, a differenza del 2015, stavolta arriverà attraverso la “carta elettronica”, la card prevista dal comma 121 della Legge 107/2015. La cui fruizione servirà a conseguire una parte di crediti formativi minimi richiesti ad ogni docente, che a breve verranno meglio definiti attraverso dei decreti ministeriali.
Quanto comunicato il 3 ottobre, tuttavia, non è una novità. Perché l’assegnazione del bonus da 500 euro è stata specificatamente istituita, si legge nella Buona Scuola, per la “formazione continua dei docenti”: al fine “di valorizzarne le competenze professionali (…) per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado”.
La card, si legge ancora nel comma 121, da cui l’azione del Miur non si può ora di certo discostare, “può essere utilizzata per l’acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste comunque utili all’aggiornamento professionale, per l’acquisto di hardware e software”, nonché “per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, (…) nonché per iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione di cui al comma 124”.
Siamo dunque andati verificare pure il contenuto del comma 124: leggiamo che “la formazione in servizio dei docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale” e che “le attività di formazione sono definite dalle singole istituzioni scolastiche in coerenza con il piano triennale dell’offerta formativa e con i risultati emersi dai piani di miglioramento delle istituzioni scolastiche previsti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80, sulla base delle priorità nazionali indicate nel Piano nazionale di formazione, adottato ogni tre anni con decreto del” Miur.
Gli stessi dirigenti ministeriali, nel presentare il Piano nazionale, hanno detto che l’investimento è stato pari “325 milioni di euro” sino al 2019 e che “a queste risorse si aggiungono gli 1,1 miliardi della Carta del docente, per un totale di 1,4 miliardi stanziati nel periodo 2016/2019 per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale del corpo insegnante”.
Per poi aggiungere che “ogni docente avrà un proprio Piano di formazione individuale che entrerà a far parte di un portfolio digitale contenente la storia formativa e professionale dell’insegnante. I bisogni di formazione individuale confluiranno nel Piano di ciascuna scuola”.
Il concetto è stato anche ribadito direttamente dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, la quale nel corso della nostra intervista esclusiva ha dichiarato che per la formazione i 750mila docenti italiani possono contare su “risorse importanti e aggiuntive. Una parte, i docenti se li sono già trovati nella busta paga dello scorso anno e continueranno (a riceverli ogni 12 mesi n.d.r.): riguardano l’autoformazione e le attività che ciascuno liberamente sceglie”, ha detto il responsabile del Miur, riferendosi proprio alla card annuale da 500 euro.
A definire le modalità di accesso alla formazione, quindi anche attraverso il bonus, saranno pertanto le singole scuole. Che si avvarranno delle indicazioni delle Reti di istituti a cui ogni istituzione scolastica è stata o verrà inserita.
È assai probabile che sulle modalità di fruizione dei corsi formativi, esterni alla scuola, a breve possa però anche intervenire il ministero dell’Istruzione: da Viale Trastevere, infatti, ci dicono che “è auspicabile l’utilizzo dei 500 euro prioritariamente per migliorare la conoscenza e le modalità di trasmissione dei contenuti finalizzati all’insegnamento. A tal fine, non sarà però permesso di realizzare l’aggiornamento professionale attraverso le raccolte a punti”.
Staremo a vedere, quindi, quali vincoli saranno imposti dall’amministrazione centrale. Intanto, per evitare il proliferare di istituzioni di formazione è già prevista una verifica accurata, da parte del Miur, degli accreditamenti avallati agli enti formativi: saranno questi, infatti, gli unici che potranno rilasciare i titoli e gli aggiornamenti da ritenere validi. E finanziabili tramite il bonus annuale.
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