Circa un milione e mezzo di lavoratori potrebbero essere costretti a restituire i famosi 80 euro poiché erogati erroneamente.
Infatti il bonus introdotto dal governo Renzi nel 2014, che viene erogato in busta paga dal datore di lavoro, è destinato ai lavoratori dipendenti ‘non incapienti’.
Questo significa che i lavoratori con un reddito inferiore a 8mila euro e superiore a 26mila euro non avrebbero dovuto percepire alcuna erogazione, poiché non rientrano nella fascia reddituale stabilita dal decreto.
Nel corso del tempo, alcune situazioni dei lavoratori sono mutate, magari per via di un aumento di stipendio o di redditi esterni. Oppure il contribuente ha guadagnato meno di 8mila euro, superando in negativo il minimo di reddito richiesto dal decreto.
E così molti cittadini si sono ritrovati con il bonus in busta paga, anche se non ne avevano diritto. L’Erario, secondo quanto riporta ‘Studio Cataldi’, si sarebbe quindi messo in moto per far sì che le somme indebitamente percepite venissero restituite anche se, come ha denunciato Federconsumatori, molti contribuenti ne sono stati informati solo al momento della dichiarazione dei redditi.
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Altro nodo. Gli importi ricevuti in anticipo dovrebbero essere restituiti in un’unica tranche e non con pagamenti rateali. Tuttavia, sottolinea ‘Studio Cataldi’, i contribuenti che percepiscono il bonus e che ritengono di non rientrare nel limite previsto nell’anno di imposta 2016, possono comunicare al Fisco, attraverso il sito dell’Inps, di voler rinunciare al bonus Renzi di 80 euro.
Il Mef cercherà di “alleviare” il peso della restituzione degli 80 euro percepiti da chi non ne aveva diritto: il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sottolinea che “non si tratta di un errore della pubblica amministrazione” ma una normale conseguenza delle modalità di erogazione del bonus.
“Il saldo netto – aggiunge – è a favore dei cittadini”. Infatti 1,6 milioni hanno ricevuto più di quanto percepito nel corso dell’anno mentre 1,4 milioni ha dovuto restituire almeno in parte le somme ricevute. Alla domanda di Bruno Vespa, se sarà possibile rateizzare i soldi da restituire, il ministro risponde: “Vedremo le modalità. Ma voglio precisare che non si tratta di un errore della pubblica amministrazione”.