Che ne è degli incentivi da 2500 euro annui per i docenti delle scuole montane previsti dal cosiddetto Ddl montagna? Purtroppo la questione è destinata ad arenarsi, dato che il disegno di legge ordinario è stato approvato lo scorso giugno e depositato alla Camera per restare fermo lì, senza alcuna discussione successiva. In altre parole, dal momento che l’attuale Governo resta in carica solo per gli affari ordinari, è molto difficile – dicono gli addetti ai lavori – che un Ddl ordinario possa trovare spazio in questa legislatura. La misura dunque dovrà essere ripresa in mano, eventualmente, dal nuovo Governo.
Una pessima notizia per chi avesse scelto di svolgere la professione di insegnante in territori di montagna, contando sugli incentivi sui canoni di locazione e sui mutui per l’acquisto di case.
In cosa consiste l’incentivo?
In linea teorica l’incentivo, di carattere annuo, viene riconosciuto ai docenti con contratto a tempo determinato, nella forma di un credito d’imposta pari al minor importo tra il 60 per cento del canone annuo di locazione dell’immobile e l’ammontare di 2.500 euro a favore di coloro che prestano servizio nelle scuole di montagna di ogni grado e prendono in locazione un immobile ad uso abitativo per fini di servizio.
Lo stesso credito d’imposta spetterebbe anche a coloro che, per gli stessi fini di servizio, acquistano in un comune montano un immobile ad uso abitativo. Il fondo, istituito dalla legge di bilancio 2022, ha una dotazione di 100 milioni di euro per l’anno 2022 e 200 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023. La parte relativa al bonus docente ammonta invece a 10 milioni di euro annui.
Quali sono i Comuni montani? Quelli così classificati dall’articolo 2 dello stesso Ddl.
Per quanto riguarda i requisiti per accedere al bonus, si prescinderà (se mai il Ddl andasse in porto) dal fatto di aver prestato servizio in una pluriclasse, dal numero degli insegnanti che prestano servizio nella scuola di montagna e dal requisito della residenza in sede.
Incentivi per le piccole isole
Quanto agli incentivi per le piccole isole, quelli sì, sono già stati confermati. Un’apposita sezione nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa è infatti integrato con uno stanziamento di 3 milioni annui, a decorrere dal 2022, al fine di attribuire l’indennità di sede disagiata ai docenti assegnati a un plesso situato in una piccola isola (comma 770 della Legge di bilancio 2022, LEGGE 30 dicembre 2021, n. 234).
Il comma 770 della Legge di bilancio recita: Al fine di garantire la continuità didattica nelle istituzioni scolastiche statali situate nelle piccole isole, è istituita un’apposita sezione nell’ambito del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, con uno stanziamento nel limite di spesa di 3 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2022. Con decreto del Ministero dell’istruzione, da emanare entro il 30 aprile di ciascun anno, le risorse di cui al primo periodo sono ripartite tra le istituzioni scolastiche che hanno plessi nelle piccole isole, in proporzione al numero degli studenti che risultano iscritti in detti plessi al momento dell’emanazione del decreto, ai fini dell’attribuzione dell’indennità di sede disagiata. Con il decreto di cui al periodo precedente sono altresì definiti i criteri per l’attribuzione dell’indennità di sede disagiata a ciascun docente assunto a tempo determinato o indeterminato e assegnato a un plesso sito in una piccola isola.
Ricordiamo che sono circa 250 le istituzioni scolastiche site nelle piccole isole e nelle comunità montane che incontrano estreme difficoltà di gestione didattica e organizzativa dei plessi, anche a ragione del fatto che gli spostamenti, per i docenti, sono talmente costosi da rendere antieconomica l’accettazione dell’eventuale incarico, con il risultato che in queste aree spesso rischia di venire compromesso del tutto il diritto all’Istruzione.
Il tema degli incentivi
Quello degli incentivi è un tema del quale abbiamo discusso anche nell’appuntamento di Tecnica della Scuola Live, insieme al deputato di Italia Viva Gabriele Toccafondi, che riferisce dell’unanimità con cui in parlamento ci si trova d’accordo sulle proposte relative agli incentivi, economici o di altro tipo, a favore della continuità didattica, che potrebbero anche, nella nuova legislatura, andare a sostituire il vincolo triennale: “Il Parlamento ultimamente in modo unanime ha votato la norma sulle piccole isole e sulle comunità montane che riconosce incentivi a chi accetta di andare in scuole difficilmente raggiungibili. Si tratta di combattere così anche la dispersione scolastica che si annida in certi territori, a beneficio degli alunni”, conclude il componente della Commissione Cultura e Istruzione alla Camera.
“Il prossimo Governo deve ragionare senza ideologia sul tema degli incentivi – ha dichiarato – perché siamo al paradosso: al centro nord c’è molta richiesta di insegnanti, al sud c’è molta offerta, ma poi il costo della vita al nord è incompatibile con il livello stipendiale di un insegnante, quindi si rinuncia all’incarico e la continuità didattica salta”.
Anche Mario Pittoni nell’appuntamento di Tecnica della Scuola Live del 30 agosto si è detto d’accordo: “Io mi sto battendo da anni contro il vincolo, ma ho sempre puntato sugli incentivi, percorsi virtuosi, per fare restare i docenti in una scuola, ma agevolando il lavoro in certi territori, magari a mille chilometri da casa, con qualche centinaio di euro in più per riuscire a sopravvivere, perché non ce la si fa. Non è solo il problema della distanza e della famiglia ma anche quello economico”.