Nella giornata del 20 novembre abbiamo assistito ad una apparente retromarcia del primo partito di Governo, Fratelli d’Italia, sulla proposta, nella Manovra di fine anno, che puntava ad introdurre un bonus per gli studenti delle scuole paritarie: l’emendamento alla Legge di Bilancio 2025 (con prima firma del deputato Lorenzo Malagola), con il riconoscimento fino a 1.500 euro alle famiglie con reddito Isee sotto i 40mila euro, non risulta infatti tra gli quelli segnalati dai gruppi parlamentari alle Commissioni di Montecitorio incaricate di realizzare una prima profonda “scremata” delle oltre 4mila richieste di cambiamento del disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri.
La proposta dei 1.500 alle paritarie, caldeggiata tra gli altri dall’ex ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ma contestata a gran voce dalle opposizioni e da più di qualche rappresentante della maggioranza per via di una probabile sostanziale indifferenza verso i bisogni della scuola pubblica, avrebbe comportato uno stanziamento di 16,25 milioni per il 2025 e di 65 nell’anno successivo.
Tra gli emendamenti segnalati spunta, invece e un po’ a sorpresa, la proposta di Noi Moderati (a prima firma Cesa) per introdurre un voucher scuola fino a 2mila euro per gli studenti – componenti di famiglie sempre con Isee sotto i 40mila euro – al fine dell’iscrizione alle paritarie convenzionate: si tratta di una proposta rivolta, anche in questo caso, alle famiglie che dichiarano un reddito inferiore a 40mila euro. Il provvedimento richiederebbe, se approvato, un costo di 50 milioni di euro totali per il 2025 e di 45 milioni per il 2026.
“La Repubblica garantisce un valore economico, denominato anche buono scuola, alle famiglie che scelgono una istituzione scolastica paritaria, sulla base – si legge nell’emendamento di Noi Moderati – delle determinazioni annuali progressive della Legge di Bilancio, che potrà subordinare la misura a indicatori di reddito. A partire dall’esercizio di bilancio 2025, alle famiglie con reddito Isee non superiore a euro 40mila, il ministero dell’Istruzione e del Merito riconosce fino a euro 2mila a studente nel caso di scelta di una istituzione scolastica primaria o secondaria convenzionata ai sensi della presente legge, predisponendo una griglia di intervento per scaglioni inversamente proporzionali al reddito Isee”.
Noi Moderati ha segnalato, inoltre, anche un altro emendamento alla Legge di Bilancio 2025 che stanzierebbe 100 milioni per il 2025 sempre alle scuole paritarie.
Invece, tra gli emendamenti segnalati della Lega non c’è la proposta di consentire ai Comuni di esentare tutti gli istituti scolastici paritari dal pagamento dell’Imu.
Le risposte avute in queste ultime ore alla Camera sugli emendamenti di FdI che riguardano le scuole paritarie sembrano soddisfare le opposizioni: “La rinuncia da parte di Fratelli d’Italia a segnalare l’emendamento choc presentato alla manovra per introdurre un bonus solo per gli studenti delle scuole private, è una vittoria targata M5S”, hanno commentato i deputati M5S in commissione cultura Antonio Caso, Anna Laura Orrico, Gaetano Amato.
“Lo stesso dicasi – hanno continuato i tre ‘grillini’ – per l’emendamento della Lega che consentiva ai comuni di esentari le paritarie dall’Imu. Siamo stati i primi a denunciare una norma folle che andava clamorosamente a offrire un vantaggio in debito agli istituti privati, proprio mentre dall’altro lato la scuola pubblica soffre tagli vergognosi in termini di risorse e di posti in organico”.
Dal M5s sanno bene che però il “pericolo”, dal loro punto di vista, è che nei prossimi giorni vengano approvate le proposte di Noi Moderati.
“Adesso – sottolineano gli on. Caso, Orrico e Amato – la battaglia al fianco della comunità scolastica va avanti: chiediamo che anche gli altri emendamenti delle forze minori della maggioranza su questo tema vengano cassati. Fratelli d’Italia non si nasconda dietro i partitini della sua maggioranza per approvare simili proposte. Ma al di là di questa questione pretendiamo più fondi, stop ai tagli e risorse vere per aiutare le famiglie alle prese con il caro-scuola e per i docenti. Meloni e Valditara la smettano di utilizzare la scuola pubblica come il loro bancomat di riferimento”, concludono i pentastellati.