La notizia è di qualche giorno fa: i fondi per finanziare il Bonus Cultura 18App 2023, destinati chi ai nati nel 2004, sono esauriti. C’è anche una comunicazione formale ad ufficializzare l’azzeramento delle risorse. “Si comunica – leggiamo nel sito internet dedicato all’iniziativa introdotta dal Governo Renzi – che il plafond previsto dall’articolo 1, comma 357, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, quale limite massimo di spesa, è esaurito. Si rappresenta, pertanto, che la Piattaforma non consente più registrazioni”.
Chi non si è registrato in tempo alla piattaforma apposita, quindi, non riceverà i soldi. Il Governo Meloni farà qualcosa per rifinanziare questo bonus e permettere a chi non ci è arrivato, di avere questo bonus? A quanto pare no. Come riporta Il Fatto Quotidiano il ministero della Cultura guidato da Gennaro Sangiuliano ha escluso questa possibilità.
C’erano a disposizione – messi a bilancio dal governo Draghi – 230 milioni di euro in tutto che lo stesso esecutivo aveva deciso di non rifinanziare se si fossero esauriti. Al momento non c’è alcuna intenzione di metter mano alla Legge di Bilancio per mettere una pezza al divieto di rifinanziare la misura, previsto dal predecessore di Sangiuliano.
Da gennaio 2024 arrivano invece la carta cultura giovani, rivolta ai diciottenni appartenenti a nuclei familiari con Isee non superiore a 35 mila euro e non più indistintamente a prescindere dalla condizione economica familiare; la Carta del merito, un premio, senza limiti di reddito, a chi ha ottenuto cento o cento e lode alla maturità entro l’anno in cui compie diciannove anni e una carta libri per le famiglie con Isee sotto i quindici mila euro.
“Non può essere attribuita all’attuale maggioranza una norma pensata e creata dalla coppia Renzi-Franceschini che ha fatto acqua da tutte le parti. Truffe e ruberie che diverse e plurime inchieste della Guardia di Finanza e della magistratura hanno accertato. Risorse limitate che non tengono conto della platea effettiva dei diciottenni. Per tutte queste ragioni, e non quindi per un pregiudizio, che è stato deciso con la Legge di Bilancio 2023, di sostituire la vecchia 18app con due altre iniziative”, ha spiegato Mieli (Fratelli d’Italia).
Più di qualcuno teme che il depotenziamento della Carta Cultura possa essere considerato un anticipo di quello della Carta del Docente, anche perché entrambe sono state introdotte dal Governo Pd con Matteo Renzi premier.
A ben vedere, però, non è da associare al Governo Meloni la riduzione della portata annuale dell’aggiornamento professionale degli insegnanti (pari ad oltre 360 milioni annui), avviato nel 2016 con l’articolo 1, comma 123, della legge 107, con 500 euro l’anno assegnabili ai circa 650 mila insegnanti di ruolo (solo per l’a.s. 2023/24 anche per i supplenti annuali con contratto in scadenza 31 agosto 2024): la misura, progressiva, è contenuta nel decreto legge 36 del 2022, poi diventato Legge 79/22, che tratta il nuovo reclutamento e formazione approvato dal Governo Draghi. In base a tale norma, una parte crescente dei soldi dell’aggiornamento dei docenti negli anni va a confluire su un altro capitolo di spesa: l’attività di preparazione e tutoraggio per la formazione iniziale degli insegnanti.
Solo che ad introdurre il provvedimento, lo scorso anno, è stato un Governo che aveva un ministro dell’Istruzione non certo di centro-destra, considerando che il professore Patrizio Bianchi risulta da sempre assai vicino al Partito democratico.
Sempre lo scorso anno, ad inizio estate, per evitare l’immediata riduzione della Carta del Dcoente, il Senato dovette intervenire per garantire la copertura economica del Carta del Docente del 2023, con un intervento nel decreto legge 36 collocato nel “pacchetto” Pnrr.
E nel 2024? Non risulta che i 19 milioni sottratti alla Carta del docenti per essere destinati al tutoraggio dei docenti siano stati “coperti” con dei finanziamenti ad hoc: salvo interventi al fotofinish, l’anno prossimo la riduzione della Carta annuale dovrebbe essere di circa 20-30 euro.
Dal 2025, però, la decurtazione si amplierà a quasi 70 euro, sottraendo ad ogni insegnante altri 40-50 euro, con la Carta del Docente che passerebbe a circa 430 euro.
Poi, dal 2028 l’importo annuale della Carta si dovrebbe assottigliare ulteriormente, arrivando a meno di 380 euro annuali.
Tutte decisioni prese quindi non dall’attuale Governo composto dalla coalizione Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
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