Se si vuol ulteriormente togliere valore all’istruzione pubblica e accrescere a quello del denaro, dare premi in euro agli studenti meritevoli sembra lo strumento migliore.
Forse ciò accade perché ancora non è stato chiarito il senso e i destinatari dell’inserimento della parola “merito” nel nome del Ministero dell’Istruzione, forse perché si tratta dell’attuale “visione del mondo” che pone sullo stesso piano anni studio e una “lauta paghetta mensile”. Una società, quella denunciata anche pochi giorni fa da una studentessa a Ferrara, davanti al Presidente della Repubblica, che privilegia la competizione alla solidarietà, che propone un esempio nocivo di successo.
Studiare, formarsi, prepararsi ad affrontare al vita con un bagaglio pieno di conoscenze e di abilità, questo dovrebbe essere il “premio” conquistato dagli studenti al termine del loro percorso scolastico. Un bagaglio di competenze in grado di renderli soggetti attivi nella vita sociale. Questa la consapevolezza che la comunità educante dovrebbe trasmettere ai giovani…e forse non solo ad essi.
Il PSI ha da sempre puntato sul merito, in tutti i campi. Il merito inteso come partecipazione sociale, come possibilità di contribuire maggiormente allo sviluppo della comunità, non come strumento di vantaggio personale.
Per questo riesce difficile non apprendere con stupore e contrarietà la notizia del premio in danaro offerto da una scuola di Padova agli studenti che nei prossimi scrutini dovessero avere una valutazione pari o superiore a 9.
Luca Fantò – Referente nazionale PSI Scuola