Il Ministero aveva annunciato con circolare del 26 marzo 2024 che era possibile richiedere il bonus mamme, anche se i tempi per presentare l’istanza erano molto ristretti.
Con una nuova nota del 22 aprile, il Ministero ha reso nota la riapertura dei termini.
E’ previsto un esonero contributivo del 100 per cento a favore delle lavoratrici madri “di tre o più figli” fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo.
La legge finanziaria ha esteso tale beneficio “in via sperimentale” anche alle lavoratrici madri di due figli, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo.
Il bonus viene erogato “nel limite massimo annuo di 3.000 euro”, parametrato su base mensile (dunque, fino ad un massimo di 250 euro al mese).
Qui nasce il problema:
Se è certamente condivisibile la decisione di aiutare le giovani mamme (il Governo ha messo la tutela della famiglia e della natalità al centro del suo programma), non si comprendono le ragioni per cui il bonus viene riconosciuto solo alle mamme “con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato”.
Statisticamente, le docenti con bambini piccoli sono spesso precarie, per ovvie ragioni anagrafiche.
Eppure, sono proprio queste giovani mamme ad essere state dimenticate dal Governo e dal Ministero.
Proprio nel momento in cui avrebbero più bisogno di una mano.
E’ quello che tante docenti precarie vorrebbero chiedere al Ministro Valditara.
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