Bonus mamme anche alle lavoatrici con contratto a tempo determinato. Lo ha deciso il Tribunale di Prato, che ha accolto il primo ricorso proposto dall’ufficio legale della FLC CGIL per conto di una lavoratrice precaria della scuola, riguardante il cosiddetto “Bonus mamme”, introdotto dalla Legge di Bilancio 2024, art. 1, commi 180-182.
“Si tratta di un’importante vittoria – si legge in un comuicato del Sindacato – che riconosce la disparità di trattamento operata dall’amministrazione scolastica ai danni di una collaboratrice scolastica a tempo determinato che, pur in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente, era stata esclusa dall’applicazione dell’esonero contributivo“.
Il bonus in questione prevedeva la decontribuzione per le lavoratrici madri con due o più figli, applicabile però solo alle lavoratrici a tempo indeterminato, escludendo le docenti e le ATA precarie.
“Un’esclusione incomprensibile e discriminante nei confronti del personale con contratto a termine” continua la FLC CGIL. La sentenza del Tribunale di Prato riconosce dunque il diritto della lavoratrice a beneficiare dell’esonero contributivo in questione, precisando che “nel caso concreto è possibile cogliere elementi di discrimine tra il lavoro prestato dalla ricorrente quale collaboratrice scolastica e quello svolto da una lavoratrice con identiche mansioni, ma assunta a tempo indeterminato”.
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