Continua il rifiuto del bonus “mancetta” nelle tante scuole in cui i docenti, riuniti in collegio, stanno assumendo la coraggiosa decisione di rinunciare agli umilianti “spiccioli” sul “merito” introdotti dalla Legge 107/2015 della cosiddetta “buona scuola”.
Il rifiuto rappresenta una forte azione di protesta nei confronti di un sistema di valutazione che comporta un’opprimente gerarchizzazione e aziendalizzazione della scuola pubblica, spingendo così i docenti ad uniformare la didattica, ledendo la libertà d’insegnamento prevista dall’art. 33 della Carta Costituzionale ed oltretutto mortificando e sminuendo ancor più la figura professionale del docente.
Il 28 giugno scorso, tanto per citare un caso, nell’istituto comprensivo “Francesca Morvillo” di Monreale (PA), il collegio docenti ha deciso all’unanimità di rinunciare al bonus e di voler devolvere la cifra agli alunni in condizione di svantaggio economico e comunque per il miglioramento del PTOF.
“I docenti in toto – dice la nota del collegio – preferiscono devolvere la quota destinata per il merito agli alunni della scuola in condizioni socio economiche precarie e svantaggiate. È a loro che noi docenti pensiamo”.
Altro caso balzato agli onori delle cronache è quello del liceo classico “Adolfo Pansini” di Napoli, dove il preside ha ricevuto da molti dei docenti che hanno boicottato il bonus, una lettera con la quale questi rifiutano l’incentivo che avrebbero potuto ottenere in qualità di “docenti meritevoli”. Persino gli studenti – che il Ministro aveva inserito nel comitato di valutazione che, nella scuola secondaria, individua i prof da premiare – hanno manifestato a chiare lettere il loro dissenso.
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“Troviamo vergognoso – hanno messo nero su bianco in un documento – essere chiamati a giudicare secondo parametri soggettivi e poco chiari il lavoro dei nostri docenti, non avendo le capacità e le competenze per farlo; ci rifiutiamo di togliere dignità a un lavoratore giudicando il suo operato senza alcuna autorità; e dunque abbiamo scelto di boicottare in tutti i modi questa legge ridicola approvata attraverso un gioco di potere che mira a smantellare l’istituzione scolastica e ad aziendalizzarla”.