Sulla questione del “bonus merito” i 5 segretari generali dei sindacati firmatari del CCNL chiedono l’immediata apertura di un tavolo negoziale al Ministero dell’Istruzione (il ministro ha organizzato un incontro per mercoledì 22 gennaio con i sindacati, ndc).
La legge di bilancio 2020, infatti, ha disposto che le risorse del “bonus docenti” che con il CCNL del 2018 erano confluite nel fondo per il miglioramento dell’offerta formativa delle singole scuole per la valorizzazione del personale docente, vengano ora utilizzate “dalla contrattazione integrativa in favore del personale scolastico senza ulteriore vincolo di destinazione”.
A questo punto queste risorse possono così essere utilizzate secondo quanto previsto dalla contrattazione di istituto per compensare il maggiore impegno dei docenti o del personale Ata.
In considerazione di questo nuovo quadro normativo i sindacati ritengono indispensabile un confronto a livello nazionale “al fine di dare indicazioni coordinate alle istituzioni scolastiche per una corretta gestione di disposizioni che intervengono ad anno scolastico avviato, con particolare attenzione alle contrattazioni che in molti casi non sono ancora concluse, ferma restando l’autonomia di decisione delle parti negoziali (RSU e DS)”.
I sindacati non escludono nulla, neppure che nelle scuole si proceda alla riapertura del tavolo negoziale per eventuali integrazioni.
I sindacati colgono anche l’occasione per confermare “l’obiettivo di destinare, in sede di rinnovo contrattuale nazionale, le risorse dell’ex ‘bonus’ per incrementare il salario fondamentale del personale”.
Per la verità, i commenti che circolano nei social sulla vicenda bonus non sono concordi.
In molti, per esempio, si mostrano piuttosto contrariati dal fatto che una risorsa che la legge destinava espressamente ai docenti venga ora distribuita anche fra il personale Ata.
E c’è di più: i sindacati chiedono chiaramente che questi soldi vengano usati per incrementare lo stipendio del personale, e cioè non solo dei docenti ma di tutti i dipendenti del Miur.
A conti fatti, i 200 milioni stanziati dalla legge 107 verrebbero distribuiti fra un milione e 200mila dipendenti e si tradurrebbero in circa 13 euro lordi a testa.
Ovviamente non mancano anche i docenti che sostengono che sono meglio 13 euro al mese per tutti, collaboratori scolastici inclusi, piuttosto che qualche centinaia di euro all’anno assegnate solo agli “amici del dirigente”.
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