La vicenda del bonus per il merito e del bonus di 500 euro della “Carta del docente” continua ad alimentare proteste e polemiche.
In queste ore il Gruppo FB Scuola Bene Comune è intervenuto con un proprio comunicato in cui si afferma: “Volevamo che tutti i bonus introdotti dalla 107/2015, compreso quello di 500 euro, fossero aboliti; essi fanno parte putroppo di quella logica premiale insita nella stessa filosofia della legge voluta dal governo Renzi che molti di noi hanno sempre rifiutato”.
“Scuola Bene Comune – si legge ancora nel comunicato – ne aveva ribadito l’abolizione in un documento programmatico e successivamente, in un documento sul rinnovo contrattuale, aveva chiesto che tutti i bonus della 107 fossero convogliati nel tabellare in occasione del rinovo del CCNL”
“In questo – prosegue il gruppo SBC – siamo in piena consonanza con alcuni sindacati rappresentativi della scuola; ci riferiamo per esempio alla recente richiesta del segretario genereale della Flc Cgil, Sinopoli”.
Per la verità per l’anno scolastico in corso il bonus per il merito potrà essere assegnato anche ai docenti precari, mentre a partire dal prossimo anno, se andrà a buon fine l’emendamento del M5S già approvato dalla Commissione Bilancio per la legge finanziaria 2020, esso sarà contrattualizzato potrebbe servire anche a retribuire le prestazioni aggiuntive del personale Ata.
“Non vogliamo che ci siano equivoci e strumentalizzazioni della nostra posizione” sostiene SBC che aggiunge: “Esprimiamo soddisfazione per l’estensione a tali categorie, precari ed Ata, ingiustamete discriminate fin’ora, ma noi chiedevamo altro, e ora contestiamo apertamente che tutti i bonus non siano stati eliminati definitivamente nella scuola e che i finanziamenti per i bonus non siano stati utizzati per l’aumento contrattuale, aumento che si prospetta ancora miserrimo”.
Con una annotazione a carattere politico il cui significato è piuttosto chiaro: “Non c’è nessun cambiamento, percepiamo anzi una linea di continuità con le politiche scolastiche dei governi precedenti; siamo molto delusi anche se la delusione non é una categoria politica ma spesso si traduce in un orientamento elettorale”.
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