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Bonus merito, i docenti lo rifiutano: “Il vero premio sarebbe stato uno stipendio europeo” [INTERVISTA]

Il Bonus merito è un altro di quei tasselli della legge 107 più criticati dalla maggior parte della platea di insegnanti.
Come abbiamo scritto in precedenza, la questione è complicata perché se è vero che il CCNL dell’aprile scorso ha inserito le risorse del bonus fra quelle soggette a contrattazione, è anche vero che l’articolo 11 del TU 297/94 così come modificato dalla legge 107/2015 non è stato minimamente toccato e quindi le prerogative del comitato di valutazione restano intatte (va anche ricordato che i comitati sono in scadenza perché la legge ne prevede la triennalità e dunque vanno rinnovati).

Nel frattempo, in attesa di conoscere quale sarà esattamente il futuro del bonus premiale, La Tecnica della Scuola ha raccolto le testimonianze di un gruppo di insegnanti del Liceo Linguistico “Sophie Scholl” di Trento che nel maggio e giugno scorsi hanno ribadito, l’indisponibilità ad essere “premiati”. Stiamo parlando, in totale, di 46 docenti che hanno detto no al bonus merito in un singolo istituto scolastico.


Potreste spiegarci il perché vi battete contro il bonus merito?

Il bonus è a nostro parere inaccettabile per numerosi motivi. In primo luogo per la sua natura discriminatoria, che esclude i numerosi colleghi meritevoli che non lo ottengono, considerato che lo spartiacque tra merito e demerito nella maggior parte dei casi è sottile, non sempre perspicuo e decifrabile. Il bonus può inoltre avere ricadute negative sulla coesione e la serenità della nostra comunità scolastica, in quanto un dispositivo che dovrebbe costituire un incentivo per quel 25% di docenti premiati può rivelarsi un pericoloso disincentivo per il 75% degli esclusi.

 

Eppure, già è stato ridotto il fondo per il bonus merito, esteso anche ai precari, e il CCNL dell’aprile scorso ha inserito le risorse del bonus fra quelle soggette a contrattazione…

La discesa in campo ufficiale delle organizzazioni sindacali non solo non risolve la questione ma rischia di istituzionalizzare una pratica che per i motivi appena accennati riteniamo di dover contrastare con forza promuovendo anche un’azione comune con i colleghi delle altre scuole. Se poi vogliamo entrare nel dettaglio della consistenza di questo fondo, dopo la riduzione dello stesso da una parte e l’aumento della platea dei beneficiari dall’altra, il risultato è uno “zuccherino”  ridicolo che dovrebbe offendere il professionista che lo riceve più che gratificarlo. Tanto per dare un’idea della considerazione che si ha dei docenti e del loro lavoro, basti pensare che in un primo momento il Bonus veniva istituito escludendo in toto i colleghi non di ruolo. Nella sollevazione generale contro la Legge 107 questa era solamente una delle tante contraddizioni che balzava agli occhi, ma non era certo il problema, perché ciò che si criticava – e si critica tutt’ora alla radice – era l’impianto complessivo del provvedimento, nel  metodo e nei contenuti, ed è per questo motivo che anche un solo centesimo di euro erogato in questo modo vede la nostra assoluta contrarietà. Da evidenziare, sempre in linea con lo spirito del provvedimento, la falsa generosità della modifica che includeva sì i colleghi precari ma non stanziava un solo euro in più per il Bonus, come a dire: volete dividervi queste briciole in tanti? Vi accontentiamo subito! Il vero premio sarebbe uno stipendio basato su standard europei.

 

La lettera inviata alla redazione parla di insegnanti che hanno rinunciato al bonus o di chi lo ha accettato ma ha deciso di utilizzarlo per progetti scolastici. Quali sono le iniziative in merito? Che tipo di progetti?

Abbiamo ritenuto di mostrare la nostra contrarietà attuando forme diverse di protesta. Alcuni di noi hanno rifiutato del tutto il bonus che ci è stato assegnato, altri colleghi hanno deciso di accettare il bonus per devolverlo a favore di enti umanitari, altri ancora hanno l’intenzione di costituire un fondo all’interno della scuola per acquistare materiali e promuovere iniziative didattiche.


Molti docenti vorrebbero l’abolizione del bonus per redistribuire le cifre nello stipendio a tutti gli insegnanti, a partire dal prossimo contratto. Cosa ne pensate?

Noi siamo tra questi. Ma occorre ribadire un altro aspetto: non siamo contrari ad una valutazione del nostro operato, purché questa avvenga prevalentemente sul campo, nelle classi e nei laboratori, perché è lì che si svolge la maggior parte, e la più difficile, del nostro lavoro, e non solo attraverso la presentazione di progetti. Come già detto, non c’è bisogno di misere regalie concesse a piccoli gruppi di prescelti, quanto piuttosto di uno stipendio dignitoso che ci tolga dalla classifica dei laureati peggio pagati di tutta Europa, con investimenti seri e reali sulla scuola e l’istruzione.

In definitiva: perché, secondo voi, bisogna eliminare il bonus merito?

Non intendiamo usufruire dei benefici economici derivanti da una norma, come già detto, ingiusta, divisiva e non utile per aumentare la qualità dell’insegnamento. La professione docente, per la sua natura intellettuale e culturale, necessita piuttosto di misure che hanno a che fare con la formazione, la ricerca e la sperimentazione. Le risorse destinate al bonus possono utilmente finanziare percorsi di formazione e ricerca dentro le scuole, per consentire a tutti di crescere professionalmente, senza premi. Vogliamo uno stipendio dignitoso per tutti i docenti, la maggior parte dei quali svolge il proprio lavoro con coscienza e non in vista di benefici economici, ma perché lo avverte come un servizio alla collettività. Inoltre, particolarmente criticabile è la procedura di tutta l’operazione: la legge ha delegato ai singoli dirigenti scolastici la valutazione del “merito”, dando adito a pratiche che possono generare distorsioni e ingiustizie. E, aspetto non trascurabile, l’intera procedura viene coperta dalla privacy riguardo ai nomi dei premiati, alle cifre e alle motivazioni del premio stesso, risultando di conseguenza totalmente opaca e priva della minima e naturale trasparenza sempre auspicabile nell’assegnazione di fondi pubblici. Infine occorre mettere in rilievo che per sostenere questo tipo di premialità sono stati ridotti i finanziamenti economici destinati al funzionamento delle scuole.

A rispondere per conto del gruppo sono stati i docenti Tamara Boscia, Marco Lievore, Gianluca Trotta, Cristina Fait, Nadia Mei e Jose’ Macchitella.

Fabrizio De Angelis

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