Ha fatto molto discutere l’articolo di Gian Antonio Stella uscito sul “Corriere della Sera” del 5 gennaio scorso. Il noto giornalista parla del bonus merito degli insegnanti e sul senso di puntare premi concordati e distribuiti a pioggia. Su “L’Espresso” c’è un interessante intervento di Mariangela Galatea Vaglio, docente, scrittrice e blogger.
La Galatea Vaglio “polemizza” con Stella sull’assegnazione del bonus. Secondo il giornalista del Corriere non avrebbe senso premiare l’80% dei professori perché i migliori non sono così tanti.
In realtà – sostiene la scrittrice – Stella confonde due concetti. Riportiamo testualmente: “Il concetto di docente meritevole a cui pare far riferimento Stella sembra una figura di docente che forse è più vicino ad un insegnante universitario o un professionista di successo. Uno che viene premiato perché è un faro riconosciuto nella sua professione, i cui articoli sono per esempio citati e pubblicati in riviste prestigiose, che fa ricerca innovativa, partecipa a convegni, ha elenchi infiniti di bibliografia, tiene seminari ai colleghi, scrive libri o altro. Fa parte insomma di una ristretta cerchia di grandi intellettuali della didattica e della pedagogia”.
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Per Galatea Vaglio, invece, “professore meritevole è anche un docente normalissimo, che magari si dimostra disposto a sobbarcarsi ore di lavoro in più per organizzare orari e supplenze, dare una mano al Dirigente a smaltire pratiche burocratiche varie, coprire ore buche quando i colleghi sono malati, accollarsi il peso di far andare avanti commissioni o fare incontri al pomeriggio, seguire corsi di formazione e di aggiornamento sulle ultime mode didattiche di cui si sono infatuati al Ministero”.
“Da qualsiasi parte lo si guardi – conclude Galatea Vaglio – il bonus del merito così come è stato impostato non garantisce alcuna ricaduta positiva: né economica per i docenti che lo percepiscano né reale per le scuole. È una mancetta che viene assegnata quasi sempre per meriti che esulano dall’insegnamento in classe (premia infatti la disponibilità del docente a sobbarcarsi incarichi che non sono attinenti direttamente con il suo lavoro di insegnante e con l’apprendimento dei ragazzi, ma che devono risolvere problemi organizzativi della scuola), scatena frustrazione in chi non lo riceve e rischia di portare ad un peggioramento generale dell’ambiente di lavoro”.
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