Politica scolastica

Bonus merito nello stipendio. In pratica un cappuccino (senza brioche) alla settimana

Anche per il ministro Fioramonti, come già era avvenuto nei primi mesi per Bussetti, stanno arrivando le standing ovation dei sindacati (e non solo).
L’annuncio più apprezzato sembra essere quello relativo al “bonus per il merito” i cui fondi potrebbero essere presto trasferiti direttamente in busta paga.

Le dichiarazioni delle Gilda

Fra le prese di posizione vale la pena di segnalare quella della Gilda degli insegnanti il cui coordinatore nazionale Rino Di Meglio dichiara: “Accogliamo con soddisfazione le critiche negative mosse da Fioramonti al bonus merito e ci auguriamo che dalle parole si passi presto ai fatti eliminandolo. Dal ministro auspichiamo un’analoga presa di posizione riguardo la composizione del Comitato di valutazione”.
“La netta contrarietà al bonus merito da parte dei docenti italiani – spiega D Meglio – è stata ampiamente evidenziata da un sondaggio realizzato nel 2006 dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti. Dall’indagine emerse che due terzi dei docenti intervistati non condividevano il bonus merito assegnato dal dirigente scolastico: il 67% si dichiarò contrario a questa forma di premio che soltanto per 1 docente su 5 (19%) avrebbe sortito un effetto migliorativo sulla scuola pubblica. Secondo il 79%, il bonus previsto dalla “Buona Scuola” avrebbe accentuato situazioni di conflitto e di inutile competitività tra i docenti”.

Inoltre, aggiunge la Gilda, “i due terzi degli intervistati, pari al 64%, si espresse anche contro la presenza di studenti, genitori e soggetti esterni nel Comitato di valutazione e appena l’8% ritenne giusto affidare a questo organismo la definizione dei criteri per l’assegnazione del bonus merito”.
“Quello istituito dalla famigerata ‘Buona Scuola’ – conclude Di Meglio – non è un sistema che consente di premiare davvero un bravo insegnante, ma è soltanto un incremento del fondo di istituto con soldi messi a disposizione del dirigente per premiare chi fa progetti”.

Facciamo due conti

Per la verità vanno rilevati due aspetti: con il contratto nazionale siglato nel marzo 2018 la definizione dei criteri generali per l’assegnazione del bonus è materia di contrattazione di istituto, anche se continua a rimanere in vigore la norma della legge 107 sulle competenze del comitato di valutazione.
Per quanto riguarda la possibilità di trasferire i fondi del bonus nello stipendio è necessario precisare che l’importo previsto per il 2019/2020 è di 148 milioni; ripartendolo fra tutti i docenti bisognerebbe tenere conto anche del personale precario il cui stipendio, come è noto, è pari a quello iniziale. Pertanto il fondo andrebbe diviso fra un milione di insegnanti circa: a conti fatti si tratterebbe di 150 euro annui, pari a meno di 12 euro mensili (ovviamente lordi); per i docenti con 20 o più anni di servizio equivarrebbe a non più di 6-7 euro mensili.
Come usa dire, un cappuccino (senza brioche) alla settimana.

Reginaldo Palermo

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