L’assegnazione in denaro del bonus per il merito professionale varia fortemente da scuola a scuola. E pure in base al compito.
La variabile dell’eterogeneità con cui si sta applicando la norma introdotta con la Legge 107, è affrontata il 29 giugno dal quotidiano La Repubblica, che in un articolo a più “mani”, ha raccontato i motivi del dissenso sparsi per l’Italia.
In un liceo di Torino, per esempio, il compenso annuale arriva a 1.800 euro. In altre scuole, invece, ci si ferma a 200 euro netti. “La discrezionalità con cui le singole scuole italiane hanno distribuito il bonus è stata totale”, commenta il quotidiano nazionale. Che poi racconta anche i perché della protesta, che in alcuni casi si materializza rifiutando il bonus assegnato dal dirigente scolastico, sulla base dei criteri adottati dal comitato di valutazione.
“L’iniziativa del premio allontanato, ultimo orgoglio degli insegnanti italiani, è nata a Bologna, città all’avanguardia nella protesta contro la Buona scuola. In maniera spontanea, nell’istituto comprensivo più grande: l’Ic 14 tra Borgo Panigale e Casteldebole, prima periferia. È fatta da cinque scuole elementari e una media, da 1.358 alunni di cui il 28 per cento stranieri. Bene, qui 72 docenti su 177 hanno sottoscritto una “dichiarazione di indisponibilità” al premio sul merito. Poi lo hanno spiegato. “Siamo contrari al sistema di valutazione introdotto dalla legge 107 perché comporta uno sterile aumento della competizione individuale tra gli insegnanti, determina una forte gerarchia e trasforma la scuola pubblica in un’azienda spingendo i docenti a uniformare la didattica””.
Ai docenti non piace il fatto che i criteri di accesso siano così diversificati, con le priorità che variano da istituto a istituto (sulla base delle indicazioni del comitato).
Così, in alcune scuole della Penisola, “si è deciso di dare il denaro a tutti i docenti che avevano presentato un progetto speciale, in altre ci si è affidati ai questionari compilati dagli studenti, alle segnalazioni di colleghi e genitori. Diversi prof sono stati premiati per aver portato i ragazzi a una mostra il sabato, altri perché animatori digitali, altri perché avevano trascritto i verbali dei consigli di classe”.
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La protesta non è limitata a una regione. A Milano, alcuni “prof di istituti del centro si sono rifiutati in blocco di far parte del comitato di valutazione. A Firenze i più sindacalizzati hanno suggerito di dividere il premio con chi si è opposto alle riforme dall’inizio. A Roma si segnalano rifiuti al Liceo classico Mamiani, quartiere Prati, alla Claudio Abbado, in centro, e alla Luigi Rizzo della Balduina. Maria Lo Fiego, insegnante alle medie, ha postato la sua contrarietà su Facebook: “Un’elemosina””.
“La gran parte dei presidi di Torino – continua La Repubblica – ha smussato la questione dirottando fondi verso il potenziamento dei laboratori. Il comprensivo Regio Parco, invece, ha scelto di escludere gli insegnanti con più di venti giorni d’assenza. Il Liceo classico Siotto Pintor di Cagliari si è spaccato mentre all’Adolfo Pansini di Napoli gli stessi studenti, in solidarietà, non sono entrati a far parte del Comitato di valutazione. Premio fermato. Nel 42 per cento delle scuole di Palermo il bonus sarà assegnato in base a un’autocertificazione presentata dai docenti. A Parma e Piacenza, sostiene il sindacato Gilda, su 88 istituti solo un paio hanno già chiarito la faccenda. A Parma, d’altronde, la raccolta delle firme per il referendum che chiede, tra l’altro, l’abolizione del premio è arrivata a cinquemila sottoscrizioni”.
A Bologna, “quindici insegnanti hanno fatto appello ai colleghi: “Non presentate la richiesta per il premio”. Qui hanno spinto i Cobas. Al Liceo scientifico Sabin sono stati raccolti 40 “no”: “A tutti o non lo voglio”. Diversi “rifiuti” sono arrivati alle primarie Romagnoli e Longhena, al Monte San Pietro, all’Istituto Aldrovandi-Rubbiani. Molti insegnanti – una minoranza, una larga minoranza – hanno chiesto di non essere premiati””.
Se la protesta appare massiccia, al ministero dell’Istruzione, però, minimizzano. E rispondono con i numeri. “A oggi solo 10 scuole, tra le oltre 3 mila” che hanno partecipato al monitoraggio, “non hanno costituito il comitato di valutazione per l’assegnazione del bonus agli insegnanti” meritevoli. Questo significa che “è un’attività, una misura, partecipata”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nel corso del suo intervento tenuto sulla nuova valutazione dei presidi. Insomma, per il Miur la protesta avrebbe una consistenza davvero minima. Però, aggiungiamo noi, decisamente rumorosa.
La Tecnica della Scuola, proprio su questo argomento, ha avviato in questi giorni il sondaggio: “Soldi merito: hai intenzione di chiederli?”. Invitiamo i docenti ad esprimere la loro opinione cliccando su questo link ed esprimendo la preferenza.
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